Valcamonica

Cimbergo: appalti pilotati, confessa anche un imprenditore

Restano ai domiciliari l’ex sindaco, la responsabile dell’ufficio tecnico e la titolare di un’impresa edile
L’inchiesta. Appalti pilotati, notificata la chiusura indagini - © www.giornaledibrescia.it
L’inchiesta. Appalti pilotati, notificata la chiusura indagini - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo quella di Stefano Polonioli, ex consigliere comunale con delega all’edilizia, il fascicolo aperto dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani per fare luce sui meccanismi di aggiudicazione di alcune opere pubbliche nel Comune di Cimbergo, nei giorni scorsi ha registrato la confessione anche di Corrado Picinoli, uno degli imprenditori edili che avrebbe beneficiato del sistema studiato per pilotare bandi e gare. Secondo quanto appreso in ambienti investigativi Picinoli avrebbe ammesso le sue responsabilità ed attribuito la regia agli uffici comunali raggiunti dall’inchiesta, in particolare l’ex sindaco, l’ex vicesindaco e il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale.

Alla luce del suo contributo all’inchiesta il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto cessate le esigenze cautelari: dopo un mese e mezzo ai domiciliari è tornato in libertà. Esattamente com’era accaduto in precedenza anche a Stefano Polonioli. La due ammissioni hanno prodotto un’accelerazione all’inchiesta. Il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani nelle scorse ore ha chiuso le indagini e fatto notificare il relativo avviso agli indagati. L’ex sindaco Gian Bettino Polonioli, Giuseppina Lanzetti e Antonella Giuseppina Mottironi l’hanno ricevuto a casa, dove sono confinati dalla metà dello scorso mese di aprile.

L’accusa. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, gli imprenditori amici venivano avvertiti con largo anticipo dagli amministratori comunale anche dell’orario dell’apertura dei bandi - che tenevano in considerazioni solo le prime manifestazioni di interesse consegnate - in modo che questi potessero approntare per tempo la loro offerta ed avvantaggiarsi così sulla potenziale concorrenza. A partecipare al bando erano sempre gli stessi imprenditori, che a turno poi rinunciavano alla commessa in modo da spartirsi i lavori complessivamente messi a gara dal Comune. 

Lo schema, che prevedeva pure la suddivisione di una stessa opera in più lotti di importo inferiore ai 40mila euro per procedere così ad aggiudicazione diretta, per l’accusa sarebbe stato ripetuto in più occasioni. In particolare con riferimento ai due appalti per la messa in sicurezza del torrente Varecola e per la riqualificazione energetica del municipio. Opere per un milione e mezzo di euro, che rischiano di avere un prezzo decisamente più sostanzioso, soprattutto se gli indagati dovranno affrontare il processo che il pubblico ministero con tutta probabilità chiederà entro l’estate.

 

 

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