Valcamonica

Autonomia, la Valcamonica vuol fare come la Scozia

La Comunità montana di Valcamonica approva una delibera per chiedere maggiore autonomia per la valle, ma il percorso è arduo
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La Comunità montana c’è, unanime e apparentemente compatta. Ora la parola passa ai 41 Consigli comunali camuni, che dovranno esprimere il loro parere. Ma di pari passo alla politica e alle Amministrazioni ci dovranno essere i cittadini. È per questo che, l’altra sera, dai banchi s’è alzato l’appello perché anche tutti i cittadini camuni appoggino la richiesta di autonomia avanzata alla Regione e al Governo.

Dopo averla preparata per settimane, la delibera che chiede maggiore autonomia per la Valcamonica nell’ambito del processo di riforma e di assegnazione di funzioni per gli enti di area vasta è passata lunedì in assemblea all’unanimità. Ma gli atti amministrativi dell’ente comprensoriale, insieme alle delibere dei Comuni, non potranno prescindere dall’essere accompagnati da una petizione popolare, per amplificare la forza della richiesta. «È un appello ai cittadini camuni - ha detto il capogruppo dei Civici Corrado Tomasi - per chiedere con forza che queste autonomie siano riconosciute. Dobbiamo allargare il movimento e farci supportare dalla gente. Non sarà una battaglia semplice, perché a livello istituzionale tutto è contro di noi».

Il primo ostacolo è normativo: non esiste nell’ordinamento una forma giuridica in grado di conferire l’autonomia richiesta. «La Delrio - ha spiegato Tomasi - conferisce maggiori autonomie a quei territori montani che sono già province, come Sondrio».

La richiesta andrà presentata, dopo essere stata votata nei 41 Comuni, sia alla Regione sia al Governo, e in questo frangente si colloca la disponibilità del presidente delle Provincia Mottinelli a tarare lo statuto del nuovo ente di area vasta (in discussione lunedì prossimo) per accogliere richieste di questo genere. 

Immediato il commento del parlamentare camuno Caparini: «Con vent’anni di ritardo si riscopre la Provincia chiesta dalla Lega con cinque diverse proposte di legge. Il Pd l’ha sempre osteggiata, non capendo che ci avrebbe portato tutti quei vantaggi di cui oggi gode la Valtellina». 

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