Valcamonica

«Auto troppo veloce e le strisce pedonali sono ininfluenti»

La Cassazione conferma la condanna per l’automobilista che investì Luciano Giussani a Darfo
L'auto che investì il 74enne © www.giornaledibrescia.it
L'auto che investì il 74enne © www.giornaledibrescia.it
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Nessun dubbio sulle responsabilità dell'automobilista. E nulla sarebbe cambiato se il pedone travolto e ucciso avesse attraversato la strada sulle strisce pedonali. È quanto scrive la Cassazione che ha confermato la condanna per la donna che il 27 dicembre 2018 era al volante dell'auto che a Darfo investì il 74enne Luciano Giussani che morì pochi giorni dopo in ospedale.

«Se il pedone avesse attraversato la strada sulle strisce pedonali non ci sarebbe stato neppure alcun urto, dato che costui si sarebbe trovato più avanti rispetto alla vettura e non si sarebbe neanche trovato nella corsia di competenza del veicolo condotto dalla ricorrente» la tesi dell'avvocato Ennio Buffoli che ha impugnato in Cassazione la condanna per omicidio colposo incassata in primo e secondo grado dall'automobilista poco più che 30enne. La donna si giustificò spiegando di essere stata abbagliata dal sole "posizionato a bassa quota e precisamente a 20 gradi in quel momento" è stato spiegato dalla automobilista.

Per i giudici della Cassazione però la posizione sulle strisce pedonali del 74enne pedone non avrebbe cambiato l'esito tragico dell'incidente. «La condotta colposa della automobilista - si legge in sentenza - è consistita nel non avere avvistato il pedone ed averlo investito in pieno, procedendo a velocità superiore ai limiti, su tratto di strada rettilineo ed in pieno giorno, a causa di distrazione ovvero per visuale disturbata dai raggi solari: fattori che hanno determinato l'incidente, rispetto ai quali - come logicamente osservato dalla Corte territoriale - si palesa del tutto ininfluente la circostanza che il pedone aveva attraversato la sede stradale a pochi metri di distanza dalle strisce pedonali».

Sul fatto che la donna in auto fosse al momento dell'impatto abbagliata dal sole, la Cassazione scrive: «La colpa sta proprio nel non aver tenuto una velocità adeguata ed in particolare nel non averla ridotta in relazione alle condizioni ambientali che la imponevano, con specifico riferimento all'abbagliamento dei raggi solari che, in maniera del tutto naturale e prevedibile, riducevano la visibilità della conducente; tale situazione, come noto, impone al conducente l'obbligo di rallentare la velocità al massimo e, occorrendo, anche di fermarsi al fine di evitare l'insorgenza di una situazione di pericolo come quella realizzatasi nel caso in questione».

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