Valcamonica

Al rifugio Garibaldi in Adamello l'acqua ora diventa potabile

È stato inaugurato l’impianto per fornire il rifugio della risorsa preziosa nell’ambito del progetto Climbing for Climate
Il rifugio Garibaldi sull'Adamello - © www.giornaledibrescia.it
Il rifugio Garibaldi sull'Adamello - © www.giornaledibrescia.it
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Il rifugio Garibaldi è una delle icone più rappresentative del carattere alpino della provincia di Brescia. A questa struttura, e al contesto paesaggistico nel quale è inserita, si associano rimandi alla Grande Guerra, agli Alpini, allo sfruttamento dell’energia idroelettrica e alla varietà delle componenti naturali custodite dal Parco dell’Adamello.

Da questo luogo simbolico si sono levate ieri autorevoli voci di allarme e appelli per il contenimento degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, ma anche il racconto di un impegno sfociato in risultati tangibili per un’inversione di marcia.

Ai piedi della parete nord dell’Adamello, il rifugio Garibaldi ha accolto un importante evento della quarta edizione di «Climbing For Climate», promosso dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, Università degli Studi di Brescia e sezione di Brescia del Club alpino italiano, con il patrocinio del Comando Truppe Alpine e della Comunità Montana di Valle Camonica.

Nel corso della giornata è stato inaugurato un nuovo impianto per la potabilizzazione per l’acqua, che può diventare un prototipo per la realizzazione di interventi analoghi in altri rifugi. La scelta del luogo non è stata casuale ma voluta dal rettore Maurizio Tira: «L’escursione nel gruppo dell’Adamello, la vetta simbolo delle montagne bresciane - ha dichiarato - esprime l’urgenza di un’azione concreta nel contrasto alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità. Per favorire il processo di transizione ecologica, il tema dell’acqua potabile nei rifugi alpini è un passaggio importante, non tanto per la dimensione del fenomeno, ma per l’emblematicità dell’uso sostenibile delle aree montane e della risorsa idrica».

Il progetto

La cerimonia di inaugurazione dell’impianto di potabilizzazione al rifugio Garibaldi
La cerimonia di inaugurazione dell’impianto di potabilizzazione al rifugio Garibaldi

Oggi, come molti altri rifugi, anche il Garibaldi non può fruire di acqua potabile, e la messa a disposizione di acqua in bottiglia è resa possibile solo mediante l’utilizzo dell’elicottero, con implicazioni di ordine economico e di carattere ambientale. I ricercatori coinvolti, afferenti al gruppo di Ingegneria sanitaria ambientale dell’ateneo cittadino, hanno realizzato un impianto composto da una linea di trattamento per l’acqua di fusione di nevaio mediante un primo sistema di filtrazione, una disinfezione con ipoclorito di sodio e una filtrazione ulteriore più accurata.

Il progetto non si conclude con l’installazione dell’impianto, ma prosegue mediante l’effettuazione di una campagna di monitoraggio dell’acqua erogata per valutarne l’efficienza, la sostenibilità economica e ambientale e anche il livello di gradimento da parte dei clienti del rifugio.

Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente dal Cai Brescia, Angelo Maggiori: «L’impianto di potabilizzazione dell’acqua per uso alimentare, come quelli di fitodepurazione ai rifugi Tonolini e Gnutti, è un passo importante per rendere più sostenibili i nostri rifugi. La feconda collaborazione tra il Cai e l’Università di Brescia ha obiettivi di formazione e concrete proposte che generano ottimi risultati. Ci auguriamo che altri soggetti seguano l’esempio del Rotary Lovere-Iseo-Breno, e sostengano economicamente iniziative analoghe».

Il restauro della chiesetta

La chiesetta al Garibaldi
La chiesetta al Garibaldi

Nella stessa giornata di ieri sono stati presentati gli esiti dei restauri effettuati sulla chiesetta adiacente al rifugio, scoperchiata da un evento meteorologico particolarmente violento nel febbraio scorso e oggi restituita alla sua funzione grazie all’intervento finanziato dal Cai Brescia, che ha avviato il percorso per la cessione dello storico edificio agli Alpini. All’interno del Garibaldi, inoltre, è stata posta una targa in memoria di Agostino Gentilini, socio storico e ispettore di rifugi del Cai Brescia. La montagna educa anche a percorsi di memoria.

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