Valcamonica

È morto don Redento Tignonsini: fondò la Cooperativa di Bessimo

Il sacerdote, originario di Pian Camuno, si è spento all'età di 87 anni dopo una vita al servizio della fede tra l'Africa e i ragazzi difficili
LA VALLE PIANGE DON REDENTO
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Don Redento Tignonsini, fondatore della Cooperativa sociale di Bessimo, è morto ieri sera a causa di una grave infezione al pancreas. Il suo nome si lega inscindibilmente proprio alla onlus che istituì nel 1976, tra le primissime comunità terapeutiche per giovani in preda alla tossicodipendenza.

In poche ore, non appena la notizia della sua scomparsa si è diffusa in rete, il gran numero di testimonianze di affetto, cordoglio e stima che si sono moltiplicate sui social network, si sono rivelate prova quasi tangibile che l'impegno profuso al servizio della fede, dei più fragili e della comunità tutta hanno lasciato un segno destinato a sopravvivergli di gran lunga. 

Originario di Pian d'Artogne, dove era nato nel 1933 - aveva compiuto 87 anni proprio lo scorso mese - fu missionario in Kenya nei primissimi anni del suo sacerdozio. Al suo ritorno a Brescia, negli Anni '70, fu tra i primissimi ad adoperarsi nel tentativo di recuperare i giovani dalla tossicodipendenza, in quegli anni dilagante soprattutto per l'enorme diffusione dell'eroina.

Proprio per loro fonda la comunità che deve il nome alla frazione di Rogno in cui trovò la prima sede in un rudere, il cui recupero sarà il primo impegno della neonata comunità. Negli anni - segnati anche dalla piaga dell'Aids - la cooperativa ha assunto nuovi impegni (come il servizio di accoglienza per interi nuclei familiari) e si è ampliata travalicando i confini provinciali.

Al compimento dei 70 anni, don Rendento decise di lasciare, ormai solida e autonoma, la cooperativa, divenendo per la prima volta parroco, alla Sacca di Esine. A quella data, si legge nelle biografia del sacerdote pubblicata sul sito della Comunità, erano oltre 3.000 le persone accolte e assistite.

Nel 2016 Brescia rese omaggio alla sua straordinaria generosità tributandogli il Premio Bulloni

Ieri sera l'addio. E ora in molti, sui social network, gli rinnovano quel «ciao uomo» che era suo saluto prediletto, con il quale rinnovava la centralità dell'essere umano.

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