UniBs, festa per 65 nuovi dottori e dottoresse di ricerca
Un bel giorno di festa e l’occasione per riflettere su come migliorare e cogliere le nuove sfide. L’Italia è infatti solo al sesto posto in Europa per numero di dottorandi anche se l’Università degli Studi di Brescia, che martedì 14 gennaio ha proclamato i nuovi dottori di ricerca del 36° ciclo nell’Aula magna di Medicina, negli ultimi due anni è l’ateneo che ha ottenuto più risorse dal Fondo ordinario per i dottorati.
I nuovi dottori di ricerca
Erano in 65, su 88 nuovi dottori di ricerca, quelli presenti alla cerimonia di proclamazione.«Siete le persone a cui la nostra città guarda con particolare attenzione. Il tasso di dottorandi nel nostro Paese è inferiore alla media europea. Uno degli obiettivi strategici della nostra università è consolidare e promuovere la formazione post laurea», ha esordito il rettore, Francesco Castelli.
La Statale ha 12 dottorati di ricerca attivi. «Il dottorato è il punto più alto della formazione universitaria italiana – ha ricordato Costantino De Angelis, delegato del rettore a dottorati e formazione alla ricerca –. Tre gli assi del nostro dottorato: internazionalizzazione, territorio e diritto allo studio. E due i pilastri, ricerca e innovazione. La nostra università è un ecosistema internazionale per ricerca e innovazione. Le borse e i bandi per i dottorati finanziati da enti e aziende sono stati 40 nel 2024. Il diritto allo studio deve consentire anche a chi non ha i mezzi di arrivare ai livelli più alti della formazione universitaria. Nella classifica europea siamo sesti per numero di dottorandi. Un dato su cui riflettere. E bisogna rivedere il salario dei dottorandi».

Una lunga lista di esempi
Lorenzo Romagnoli, rappresentante dei dottorandi ha rimarcato: «Le caratteristiche dei dottorati della nostra università sono multidisciplinarietà, interdisciplinarietà. Internazionalizzazione». Francesco Priolo, rettore dell’Università di Catania e vice presidente della Crui con delega alla Ricerca e al dottorato, ha tenuto la lectio magistralis «Storie di scienza: errori, resilienza e successi». «Ho scelto di raccontare storie che mi aiutano a comprendere quanto sia importante la ricerca» ha sottolineato.
I nomi citati sono tanti: da Galileo, per il quale era doveroso porsi dubbi e credere nella scienza, a Guglielmo Marconi, padre delle moderne telecomunicazioni; da Ettore Majorana, lo scienziato che scomparve nel nulla il 27 marzo 1938, a Mario Capecchi, Nobel 2007. E poi l’indiano Venky Ramakrishnan, Nobel 2009 per la Chimica; Danny Shechtman, Nobel 2011 per la struttura chiamata «quasi cristallo»; Anna Maria Ciccone, laureata in Matematica e Fisica alla Normale di Pisa, che difese la biblioteca della sua università dai soldati tedeschi; la chimica Lise Meitner, che scoprì la fissione nucleare; Katalin Karikò, Nobel per la Medicina 2023 per gli studi del mRna messaggero, fondamentale nei vaccini anti Covid; per finire con Einstein, «uno dei più grandi di tutti i tempi».
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