Un modello matematico per prevedere le celle temporalesche pericolose

Giuliana Mossoni
È allo studio di UniBs e Comunità montana camuna: consentirà di far scattare l’allerta con 36 ore di anticipo
Una cella temporalesca estiva - Foto Antonello Mora
Una cella temporalesca estiva - Foto Antonello Mora
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L’ultima è stata in Val Paghera (Ceto) e al Gaver, ha spazzato via un ponte e l’acquedotto e travolto strade, auto ed edifici. Ma la memoria corre subito a quella di due anni fa a Niardo, quando un mare di fango e detriti ha invaso mezzo paese. Ma nelle scorse estati si sono registrate bombe d’acqua in diverse località della Vallecamonica, fenomeni che hanno causato smottamenti e alluvioni: basti ricordare le due dalla Val Rabbia di Sonico, quella a Case di Viso nel luglio 2020 e quella dell’estate seguente dalla Val Finale di Monno, che ha interrotto la Statale 42, senza dimenticare i residenti isolati di Sant’Antonio a Corteno, i guai del Ble a Ono San Pietro e tutti gli altri.

Le bombe d’acqua estive, o celle temporalesche che dir si voglia, sono (purtroppo) diventate un classico dell’estate. Con corollario di danni da milioni di euro, pericolo per la popolazione e le vie di comunicazione, interruzione di servizi essenziali e via dicendo. Al meteo, si sa, non si comanda. E, soprattutto, i devastanti acquazzoni estivi, quelli dove in pochi minuti cadono centimetri e centimetri di pioggia, non sono prevedibili. Non lo si può proprio fare. Anzi no. Qualcuno, tra la Vallecamonica e Brescia, che ci sta seriamente pensando.

Uno scorcio di Niardo dopo l'alluvione - © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio di Niardo dopo l'alluvione - © www.giornaledibrescia.it

Le sinergie

La Comunità montana camuna sta avviando un progetto pilota con l’Università degli studi di Brescia per la realizzazione di un modello matematico basato, a livello di dati, sul meteo svizzero, uno dei più precisi se non il più preciso al mondo. Modello previsionale che, se ben sviluppato, potrebbe consentire, con 24 o 36 ore di anticipo, di allertarsi, prendere eventuali contromisure e, soprattutto, avvertire la popolazione. Si tratta di una sperimentazione e, in questi mesi, si sta definendo il progetto, al fine di presentarlo a settembre, per essere finanziato su un bando della fondazione Cariplo. Il tutto basandosi su solidi e specifici studi e sperimentazioni già compiuti nell’ateneo bresciano.

«È una partnership tra noi e l’università ed è davvero molto allettante –commenta il direttore del settore Bonifica e gestione del territorio della Comunità montana Gian Battista Sangalli –. Uno dei problemi più gravi che abbiamo riscontrato in questi ultimi anni sono le celle temporalesche imprevedibili e violentissime, che non ti lasciano il tempo di prevenire, soprattutto a livello di Protezione civile. È un possibile sbocco futuro nel nostro settore, legato a un discorso di previsioni meteo preventive con modelli meteorologici complessi, che permettono di costruire un sistema previsionale, basandosi anche sulle caratteristiche morfologiche del terreno».

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