Test di Medicina addio, Castelli: «Bene che resti il numero chiuso»

Niente test d’ingresso, ma resta il numero programmato. Come è possibile? L’ammissione al secondo semestre sarà vincolata al superamento degli esami e al posizionamento raggiunto in una graduatoria di merito nazionale. Lo stabilisce il disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria. L’iter è in corso: c’è il via libera della Commissione del Senato; il testo deve ora passare l’esame di Palazzo Madama e Montecitorio.
La visione di Ministero e rettori
Per la ministra Anna Maria Bernini è stato compiuto «un passo storico per garantire un’opportunità a tutti» preso atto del fabbisogno nazionale quantificato in «trentamila professionisti in più nei prossimi sette anni».
La Conferenza dei rettori, però, ha espresso preoccupazione circa la sostenibilità economica, l’accoglienza e la formazione degli studenti e la tutela delle professioni. Per il prof. Francesco Castelli, rettore dell’UniBs, «rimangono alcuni punti di domanda. Premesso che le mie osservazioni si basano su quanto appreso dal sito del Ministero e da notizie di agenzia in quanto il testo del disegno di legge non è disponibile, l’unica cosa chiara è che il numero programmato non verrà abolito, ma verrà spostata di sei mesi la selezione. Ci sono, però, delle questioni da approfondire: verranno valutate le competenze attitudinali? Ci saranno risorse per i corsi? Se il primo semestre sarà in presenza dove metteremo gli studenti? Esiste una norma che vieta di erogare corsi a distanza su materie sanitarie».
Importante il numero programmato
Secondo il rettore è un bene che si mantenga il numero programmato: «In Italia abbiamo una quantità di medici in rapporto alla popolazione leggermente superiore alla media. C’è, però, un problema di distribuzione: alcune discipline sono sovrarappresentate, altre sottorappresentate. Inoltre da 3-4 anni il numero delle matricole è aumentato: a Brescia siamo passati da 240 a 300. E tra un paio d’anni questo incremento inizierà ad avere un impatto sulla Sanità».
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