Numero chiuso a Medicina, il rettore: «Formare troppi medici crea un danno alla società»

A «Messi a fuoco» le riflessioni del prof. Francesco Castelli su numero programmato e carenza di camici bianchi
Il rettore Castelli di UniBs
Il rettore Castelli di UniBs
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«Formare troppi medici crea un danno alla società». Non ha dubbi il rettore dell’Università Statale, Francesco Castelli, ospite ieri sera alla trasmissione di Teletutto «Messi a fuoco». Il numero uno dell’ateneo, rispondendo alle domande di Andrea Cittadini, è intervenuto sulla proposta di rendere libero l’accesso al semestre iniziale del corso di laurea in Medicina. Il modello di ispirazione, per il quale è già arrivato il primo sì di un comitato ristretto in Commissione cultura al Senato, è quello francese: in sostanza verrebbe abolito il test di ammissione, ma ci sarebbe comunque una graduatoria stilata sulla base di alcuni esami da definire.

«Nessuno ha quindi parlato di eliminare il numero programmato - osserva il magnifico -. D’altronde non sarebbe corretto aprire il corso di laurea in modo indiscriminato»: in primis perché «dobbiamo formare medici di qualità», in secondo luogo perché «i medici in eccesso potrebbero emigrare, portando con sè quella dote di circa 200mila euro che la società investe per ognuno di loro».

I numeri

L'intenzione è quella di eliminare il numero chiuso a Medicina
L'intenzione è quella di eliminare il numero chiuso a Medicina

Va detto peraltro che in tempi recenti il numero programmato è stato notevolmente ampliato: «Cinque anni fa - ricorda Castelli - le matricole di Medicina su base nazionale erano 9.700. Oggi sono quasi il doppio, 18.500. Anche noi a Brescia abbiamo fatto la nostra parte: avevamo poco più di 200 matricole, ora ne abbiamo 300. Non si può però pensare di moltiplicare dall’oggi al domani la capacità formativa delle Università», anche solo per il primo semestre, quello dopo il quale avverrebbe la selezione.

In ogni caso lo sforzo nell’ultimo lustro dovrebbe dare i suoi frutti: «Tra tre o quattro anni sarà possibile sanare quella carenza di medici che viene percepita».

Una carenza relativa, perché «in Italia il numero di camici bianchi è superiore alla media europea» e che a ben vedere dipende da ragioni anagrafiche («i nostri medici sono in media più anziani rispetto ad altri Paesi»), geografiche (alcune zone, soprattutto quelle montane, sono più penalizzate di altre»), e contrattuali («spesso il nostro sistema pubblico non è abbastanza attrattivo»).

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