«La sede di Brescia della Cattolica campus universitario internazionale»

Un campus universitario sempre più internazionale. La sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha questo destino nelle intenzioni della rettrice Elena Beccalli, che ne parla per la prima volta dalla sua recente elezione. Non solo: Brescia con le imprese e Milano con la finanza e le istituzioni sono complementari e ormai vicine grazie alla velocità dei trasporti, vicinissime al punto che per gli studenti stranieri l’iscrizione a Brescia è particolarmente attrattiva, a fronte di un’offerta formativa di alto livello.
Lo dimostra il successo quantitativo e qualitativo del nuovo corso di laurea triennale attivato nella sede bresciana dell’Università Cattolica, Business and Finance: la metà dei posti disponibili sono stati occupati da studenti di 17 Paesi diversi. “Tutti bravissimi”, assicura la rettrice che li ha selezionati personalmente nelle scorse settimane, quando ancora si trovava nella posizione di preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative.
E l’attenzione nei confronti di ogni singolo studente appare subito come uno dei tratti distintivi del suo mandato, cominciato il 1° luglio: quello stesso giorno Beccalli ha scritto una lettera agli iscritti della Cattolica, annunciando anche «uno spazio di ricevimento e incontro regolare con coloro che desiderano avere un momento di dialogo e confronto, alimentando così una relazione che sappia cogliere e interpretare le vostre necessità e proposte».
Che cos’ha voluto dire agli studenti dell’Università Cattolica?
Ho voluto invitarli alla partecipazione: loro sono certo qui per studiare ma l’Università offre molte altre opportunità, può essere davvero un’esperienza in anni fondamentali del loro percorso. Penso all’impegno come tutor, rappresentanti negli organi, membri delle commissioni paritetiche e di riesame o, ancora, di associazioni studentesche… tutte attività che, oltre a concorrere alla formazione integrale della persona, vanno a beneficio di altri, secondo la nostra idea di una comunità educante in cui ogni componente dà il proprio contributo.
Quanto all’iniziativa di uno spazio di ricevimento, mi è venuta in mente leggendo la testimonianza di un laureato della Cattolica che ha cambiato la propria prospettiva grazie a un incontro col rettore Adriano Bausola che riceveva periodicamente gli studenti.
E lei al momento come vede gli studenti?
Vengono descritti come passivi, invece quando sono coinvolti sanno dare molto, anzi hanno bisogno di sentirsi protagonisti.
Guardando all’offerta formativa dell’Università Cattolica nel prossimo futuro, è orientata al rafforzamento dell’esistente o prevede novità?
Abbiamo già un’offerta formativa molto apprezzata: il 90% dei laureati è occupato dopo un anno dalla laurea magistrale; nel contempo ci sforziamo di rinnovarci attraverso percorsi innovativi possibilmente di carattere interdisciplinare.
Non solo. L’Università Cattolica dev’essere sempre più un polo di riferimento dalla forte proiezione internazionale per una didattica e per una ricerca di qualità, in modo da alimentare il circolo virtuoso tipico di una research university preservando e valorizzando la nostra identità di comunità educante. Così la qualità dei nostri percorsi sarà ancora più apprezzata dal mondo del lavoro. E continuare a offrirla in modo accessibile a tutti consentirà di riattivare l’ascensore sociale rappresentato dalla formazione universitaria.
Pensa dunque a un ulteriore potenziamento della dimensione internazionale?
In Italia c’è ancora molto da fare, ma si stanno attivando sempre più accordi per double degree (due diplomi di laurea, uno rilasciato dall’università italiana e l’altro dall’istituzione partner di un altro Paese, ndr); noi ne abbiamo 37. Io, anche alla luce dell’esperienza positiva maturata in facoltà, mi propongo di estendere gli accordi con prestigiosi atenei internazionali, pure in termini di sviluppo di programmi congiunti tramite l’articolazione di percorsi di dual degree e joint degree, per favorire esperienze all’estero dei nostri studenti e attrarre studenti incoming e visiting professor. Intendo inoltre promuovere l’ampliamento degli accreditamenti internazionali al fine di potenziare i percorsi di studio e raggiungere una più soddisfacente posizione nei ranking.

Il secondo filone di attività nell’ambito della dimensione internazionale è la partecipazione ai network delle Università Cattoliche come la Fiuc (International Federation of Catholic Universities) e, al suo interno, Sacru (Strategic Alliance of Catholic Research Universities). Il terzo è quello di una presenza, attraverso un network di partnership strategiche e anche grazie alla didattica a distanza, nelle aree povere del pianeta, in particolare la regione del Mediterraneo e l’Africa, per portare anche lì una formazione di qualità e interpretare in chiave nuova e globale la missione dell’Università Cattolica come agente di trasformazione della società. A questo proposito, ricordo che nella sede di Breascia c’è la prima cattedra Unesco dedicata all’educazione per lo sviluppo integrale dell’uomo e per lo sviluppo solidale dei popoli, attivata dalla facoltà di Scienze della formazione.
La ricchezza dell’Università Cattolica si esprime anche attraverso le sue diverse sedi, oltre a quella milanese. Come pensa di dialogare con esse e come di farle dialogare tra loro?
L’Università Cattolica è l’unico ateneo in Italia con questa dimensione nazionale. E il ruolo delle sedi è essenziale per creare una rete a livello Paese. Ogni sede ha le proprie specificità ma si colloca all’interno di un progetto unitario.
Cosa può dirci in particolare di Brescia?
Su Brescia l’Università Cattolica sta lavorando molto, basta andare nel nuovo, frequentatissimo campus di via della Garzetta che tra i nostri campus è quello è più costruito all’americana, il più internazionale. Quanto all’offerta formativa, si amplia sempre più con corsi di elevato profilo come la laurea triennale in Tourism management, sostenibilità e valorizzazione del territorio, la laurea magistrale in inglese in Pshysics e la laurea triennale in lingua inglese in Business and finance.
E le strutture?
Le strutture, come dicevo a proposito del campus di via della Garzetta, sono all’avanguardia e accoglienti. C’è poi il tema della residenzialità, non è stato facile alloggiare gli studenti provenienti da fuori. Da qui un appello alle istituzioni bresciane: su questo tema la sinergia con il pubblico è fondamentale. Soprattutto se pensiamo alla città universitaria internazionale che Brescia può diventare, in stretto collegamento con Milano alla quale non è mai stata così vicina.
A proposito di rapporti, pensa di rafforzare quelli già esistenti con il territorio?
Sì. Penso ai rapporti con il tessuto imprenditoriale locale con il Centro di ricerca OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione). O alle qualificate iniziative in tema di sostenibilità con l’antesignana Alta Scuola per l’Ambiente, attiva dal 2008. E, ancora, all’Osservatorio per il turismo del Garda. Infine è stato avviato un promettente rapporto con l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Brescia.
Come immagina l’Università Cattolica tra quattro anni?
Un’università sempre più “per” il mondo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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