Cultura

Michele Gazich: «Una misteriosa canzone arrivata in dono»

Dal 31 dicembre l’artista bresciano condividerà «Il fiume circolare»: «Non un brano dal lockdown, ma...»
Michele Gazich © www.giornaledibrescia.it
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Un «gesto di congedo» ed un «umile, ma sentito esorcismo nei confronti di questo faticosissimo 2020». È «Fiume circolare». La prima canzone inedita che Michele Gazich condividerà pubblicamente dal 2018. Accadrà il 31 dicembre, on line, sul suo canale YouTube, Facebook, il sito. E sarà, anche, il primo «gesto di avvicinamento al futuro album Argon, che, a Dio piacendo, pubblicherò nel 2021». Non si tratta, avverte l’artista bresciano, di un «brano dalla pandemia»: «Non ho nessuna “canzone del lockdown” da farvi ascoltare. Come si può scrivere quando le persone intorno a te soffrono così tanto? Mi sono occupato della loro sofferenza e ho tentato di non impazzire: lavoro difficile, quotidiano...».

E, tuttavia, il periodo nel quale siamo immersi c’entra, eccome: «Ho composto "Fiume circolare" nel maggio 2019, dopo aver passato inverno e primavera in Sardegna. Due anni prima - ricorda Gazich - avevo scritto un intero ciclo di canzoni in un’altra isola, San Servolo, ex manicomio di fronte a Venezia. Se sono riuscito ad amare, e profondamente, un luogo del genere, è segno che amavo isolarmi». Gli piaceva farlo «anche per mesi, per poi passare l’altra parte dell’anno on the road suonando, incontrando persone e facendo conoscere i frutti dell’isolamento: nuove musiche, nuove canzoni». Ma poi, «come tutti ho passato in isolamento il 2020: stavolta, non l’avevo scelto. E l’ho odiato...».

Ecco perché «in questo periodo non ho finito nessuna nuova canzone. Eppure, spesso mi scoprivo, nei giorni e nelle notti di questo strano 2020, a canticchiare fra me e me "Fiume circolare", la misteriosa canzone arrivatami in dono prima di lasciare la Sardegna. Mi aiutava. E... sapete? Quando l’ho scritta, ne ignoravo il significato. Ma, anche se non sono un profeta, la mia canzone in qualche modo lo era... Malgrado me, mi verrebbe da dire». Con parole come «La vita può cambiare/ O inganno dei mortali!», «Dalla bocca ti rubano l’aria/ E dalle ciglia la luce», «E riparti, raccogli le ossa/ Riparti verso un inedito bordo del mondo»... «Comunque sia - prosegue Michele - ora so che parla di me e di voi, oggi. Tutti noi che viviamo le nostre vite isolate e tuttavia, proprio per questo e paradossalmente, siamo uno. Un fiume circolare ci circonda. Un muro liquido».

«Qualche giorno fa - racconta Gazich - sono andato in una sala concerti vuota (una piccola sala, poco più di una stanza) e nel suo grembo ho cantato la mia canzone, accompagnandomi con un bellissimo pianoforte che lì risiedeva immobile e nero, da troppo tempo in silenzio».

Lo ha fatto davanti agli strumenti di ripresa di Enrico Fappani, che ne ha ricavato un bianco e nero «denso», di grande intensità anche emotiva. All’interprete si sono aggiunti, per raffinati contributi, Rita Tekeyan alla seconda voce e Vincenzo «Titti» Castrini alla fisarmonica. Del brano è stata fatto anche una traduzione in inglese, dallo stesso Michele, con la supervisione di Mary Gauthier e di Lori Larue. Affascinante. La ballata, subito affascinante e capace anche di crescere ascolto dopo ascolto, ha una di quelle melodie senza tempo e l’equilibrio tra popolare e classico ch’è la cifra di Gazich. Circolare è anche l’andamento, che lascia una traccia a spirale nella mente... In alcune parti del video, lo «scrittore di canzoni» segue la sua stessa musica con il movimento dei piedi scalzi: «Qualcuno potrebbe chiedermi: “Dove hai lasciato il violino e le scarpe?”.

Li ho gettati al di là del fiume, amici. Mi aspettano di là, sull’argine, in attesa del giorno in cui le acque si riapriranno e, sciogliendo il loro cappio, ricominceranno a scorrere come sempre. Quel giorno potrò rimettere in spalla la custodia del violino, calzare le mie scarpe e riprendere a camminare». Nell’attesa, conclude Gazich, «spero possiate apprezzare questa canzone. È un regalo per voi nell’ultimo giorno del 2020. Amo ancora le isole, non amerò mai più isolarmi».

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