Cultura

Gazich, violino bresciano nel disco meglio recensito al mondo

«Rifles & Rosary Beads» di Mary Gauthier è ora il disco meglio recensito al mondo: merito anche del bresciano Michele Gazich
  • Michele Gazich con Mary Gauthier e Robert Plant dei Led Zeppelin agli Americana Uk Awards - © www.giornaledibrescia.it
    Michele Gazich con Mary Gauthier
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    Michele Gazich con Mary Gauthier
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C’è il violino del bresciano Michele Gazich in «Rifles & Rosary Beads», il disco di Mary Gauthier che, almeno per il momento, è l’album più favorevolmente recensito a livello mondiale. Con una media di 94/100, infatti, Metacritic.com sta certificando che tra quelli usciti nel 2018 il cd sopravanza, in termini di giudizio, tutti gli altri, avendo convinto sia al di là sia al di qua dell’Oceano.

Il disco contiene 11 brani, scritti - inizialmente a scopo terapeutico - con reduci da fronti di guerra o loro familiari. Una «Spoon River in carne ed ossa» che aggiorna l’idea di canzone pacifista attraverso le parole di chi le ferite, fisiche e psicologiche, le porta addosso.

Gazich è stato chiamato non come semplice sessionman, ma come (in un certo senso) co-artefice, potendo portare il suono e la sensibilità di un «violino europeo» nel clima stilistico americano di Mary, cantautrice folk-country con incursioni nel rock.

Michele accompagnerà la Gauthier in tournée, nei prossimi mesi. Il tour farà tappa anche in Europa. E l’auspicio è che qualche organizzatore di concerti nel Bresciano non si lasci scappare l’occasione.

Dell’album avevamo già offerto anticipazioni nel marzo di un anno fa, all’indomani delle registrazioni a Nashville, pronosticando che sarebbe stato uno dei più significativi del 2018. E così sta avvenendo.

Dal GdB del 19 marzo 2017:

Il «violino d’Europa» di Michele Gazich nel nuovo album di Mary Gauthier. Un disco che aggiorna l’idea di «canzone pacifista». E che sarà uno dei lavori più significativi del 2018. Il musicista bresciano è da poco tornato dagli Stati Uniti, dove ha registrato con la cantautrice di «alternative country» i brani di un’opera che equivale ad un’Antologia di Spoon River con persone in carne ed ossa. Quelle riportate a casa da teatri di guerra, ma con ferite incancellabili nella mente e nell’anima.

La scaturigine aveva proprio uno scopo terapeutico: Mary ha incontrato reduci dall’Iraq, dall’Afghanistan e da altri fronti, per scrivere con loro - e con l’assistenza di psicologi - canzoni che rielaborassero il trauma; senza, all’inizio, l’idea di trarne un disco. Poi, tuttavia, ha compreso che in quelle micro-biografie era contenuto un messaggio vero, potente: «Il dichiararsi contro la guerra non semplicemente tramite l’invocazione della pace, ma - spiega Michele - mostrandone i disastri attraverso persone "vere", che tornano a casa sconvolte». Messaggio che, di conseguenza, non è affermazione proclamata bensì nasce da dentro, dalle storie stesse («Sembra un romanzo del naturalismo francese, che Mary conosce: vi si narra, senza dare l’idea di dire un’opinione»). Tant’è che, con un atto di generosità e di rispetto, i testi sono stati depositati con il doppio nome, quello dell’artista e quelli degli ex militari direttamente impegnati.

Il violino «europeo». Gazich - da tempo collaboratore della Gauthier (con la quale ha anche suonato a Brescia nel maggio 2015) - è stato coinvolto, con il suo strumento d’elezione e negli arrangiamenti, in quanto portatore di una sensibilità («Il mio violino è ebraico, slavo...») in grado di «universalizzare» il disco: «Mi ha detto Mary che il nostro, di europei, è un pianto che non è quello che hanno loro. Teneva molto, così, a questo innesto. E, a cose fatte, sento che ha avuto un senso».

Turbato. Lo stesso Michele ha avuto modo di interagire con i reduci, attraverso gli scritti ed anche di persona: «Sono rimasto turbato - confessa - da questa possibilità di confrontarmi direttamente, non più solo per sentito dire». Comprese le testimonianze di soldatesse, «per le quali il vero fronte era la caserma, quello che vi avveniva...». La gestazione dell’album è durata tre anni, con varie anticipazioni durante i concerti. Questo ha permesso, ora, di registrare in brevissimo tempo, praticamente dal vivo (senza overdub, tranne seconde voci e poco altro). L’incisione è avvenuta a Nashville, nel salone della casa di Mary Gauthier trasformata in studio. «Per avere anche un punto di vista "terzo" la scelta è stata, saggiamente, quella di rivolgersi ad un produttore, Neilson Hubbard. Ha rappresentato la figura giusta». Altri cinque i musicisti coinvolti, «di classe assoluta». E sono bastati, allora, quattro giorni: «Ognuno è arrivato edotto su ciò che doveva fare, ma senza perdere l’estro del momento. Tutti hanno suonato come una cosa sola, con un approccio sinfoniale». Le intere sessioni sono state riprese dal regista Joshua Britt, per trarne un «documentario» (che comprenderà interviste agli esecutori). Intanto, sequenze colte con uno smartphone sono state trasmesse «live» sulla pagina Facebook di Mary Gauthier; Michele ha condiviso il video sul suo omologo spazio social. Dodici o tredici le canzoni che comporranno l’album, che dovrebbe uscire nei primi mesi del prossimo anno. «Mary - anticipa Gazich - non è puramente country e la musica è qui più audace del cantautorato classico. È un disco legato sì alla Nashville degli anni ’70, ma ci sono anche suoni che ricordano trattamenti alla Daniel Lanois, ci sono pezzi fortemente rock (con l’incrocio tra chitarra elettrica e violino), in tre/quattro vi appare pure una tromba morriconiana...».

«Fucili e grani del rosario». Il titolo di lavoro? «Rifles And Rosary Beads». Fucili e grani del rosario. Perché l’uomo è capace di tutto. E va raccontato com’è.

 

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