Cultura

Chernobyl, la strage indimenticata nel successo della serie tv

Si è chiusa ieri con numeri record la serie europea più vista di sempre, ancora oggi tutti la ricordano
Il momento dell'esplosione di Chernobyl nella serie tv di Sky
Il momento dell'esplosione di Chernobyl nella serie tv di Sky
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È ufficialmente la serie tv europea più vista di sempre. La media di 1 milione 224mila spettatori. L'ultimo episodio visto da quasi 600mila spettatori medi. Alcuni dei numeri che hanno fatto entrare «Chernobyl» nel gotha della cinematografia del XXI secolo sono un termometro. Come quello esploso nella centrale alle ore 1:23:45 del 26 aprile 1986, attimo ben rappresentato in uno dei momenti più drammatici della pellicola.

È la misura dell'impatto del disastro nucleare nell'opinione pubblica, uno shock che 33 anni fa ha sconvolto l'Europa e il mondo. E che ancora oggi è impresso nella memoria di chi quel giorno c'era.

C'è chi ricorda le immagini in tv, poche e trasmesse diverse ore dopo l'esplosione, c'è chi per giorni chiuse finestre e porte, smise di mangiare prodotti coltivati, abbandonò i propri orticelli. Il rischio di contaminazione era reale, invisibile agli occhi ma invasivo come una lama nel fianco, e presto tra molti si diffuse la paura delle radiazioni.

Ma c’è anche chi è troppo giovane per ricordarsi del più grave incidente nucleare di sempre in una centrale e grazie alle cinque puntate targate Sky ed Hbo ha potuto vivere quell’atmosfera, tesa e ansiogena, lenta e logorante. «Chernobyl» è neorealismo. Le sue immagini non sono patinate, nei dialoghi non c’è barocchismo. E in un amen lo spettatore non è più tale, diventa un abitante di Prypiat. Sui titoli di coda viene voglia di lavarsi, tanta è la percezione della contaminazione. Tutto finto, ma altrettanto vero.

Persino i russi – che oggi hanno avviato una intensa campagna di denigrazione sulla serie, a loro avviso strumentale e parziale - hanno riconosciuto che «ritrae in modo realistico l’atmosfera del tempo». Ma contestano l’insistenza sull’immagine dei russi stessi (alias sovietici), imputati di errori umani, arretratezza tecnologica e insufficiente attenzione data alle misure di sicurezza.

Letta in modo diacronico, l’esplosione di Chernobyl è uno spartiacque della storia contemporanea, che si interseca con fatti di attualità degli anni Ottanta.

In Italia, dove vi erano 4 centrali nucleari (oggi in via di smantellamento), il disastro ebbe conseguenze importanti anche sul piano politico: soltanto un anno dopo, nel 1987, esso condizionò la campagna elettorale del Referendum sul Nucleare, il cui esito decretò la chiusura di tutti gli impianti nel nostro Paese.

Secondo Mikhail Gorbaciov, ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, «fu in realtà il disastro di Chernobyl a decretare la fine dell’Urss».

Ne nasce un’utopica seconda stagione, allora, sul mondo distopico senza la strage di Chernobyl: e se non fosse mai accaduta?

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