Cultura

Breve storia dello street artist chiamato FUTURE?

Dalla performance (abusiva) nei Giardini della Biennale, alle opere nelle strade di Brescia, Londra o Milano
  • Le opere di FUTURE?
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Lo scorso maggio si era piazzato per 27 ore in diversi padiglioni dei Giardini della Biennale di Venezia con la pettorina arancione e la scritta FUTURE? sulla schiena. Immobile, faccia al muro, è stato preso (a ragione) per una performance, finendo nelle foto postate sui profili Instagram dai visitatori arrivati per i tre giorni inaugurali della rassegna.

Ha ventidue anni, è uno street artist, non ha un nome, comunica solo per interposta persona e attraverso le sue opere, che nel frattempo sono comparse a Brescia, dov’è nato, Venezia, dove studia, Milano e Londra.

Per comodità, chiamiamolo FUTURE?, con quel punto di domanda che lascia trasparire l’inquietudine. Il suo lavoro più recente è visibile ora in via Dalmazia, su un jersey in cemento armato dipinto di giallo nel cantiere dei Magazzini Generali. Ci sono in giro anche gli stencil con la pettorina gialla, o il simbolo della Nike trasfigurato in una barca carica di profughi. Oppure una delle grandi navi che attraversano la laguna veneziana, con un bambino che dice al padre «dad, there’s a monster», realizzata in occasione del referendum (senza valore legale, ma molto partecipato) contro le navi da crociera. Ovviamente, papà e figlio hanno una pettorina arancione. Lavoro, ambiente, migranti, sono alcuni dei temi su cui ragiona FUTURE?, con opere sempre anonime, collocate, dice, «in contesti urbani e manifestazioni pubbliche».

Di sicuro, non passa inosservato. Anche se è solo agli inizi, è coerente e credibile. Tanto che alla Biennale gli addetti alla sicurezza non l’hanno mai fatto sloggiare dai padiglioni, scambiandolo per un artista ufficiale. 

 

 

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