Cultura

Il ponte romano su cui sfilava il Decumano di Brixia

Lo si scorge sotto l'intersezione tra via San Faustino e corso Mameli spingendosi lungo i fiumi sotterranei del centro città
  • Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
    Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
  • Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
    Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
  • Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
    Un ponte romano a ridosso di largo Formentone
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Il sistema idrografico di Brescia è tra gli aspetti più affascinanti della città. Fiumi, torrenti, rogge, nei secoli hanno segnato in modo indelebile anche la conformazione urbanistica e il tessuto economico e sociale. Non stupisce che vi siano testimonianze di ponti in un’area che fino ai giorni nostri è rimasta segnata, oltre che nell’assetto delle strade, anche dalla toponomastica dalla consistente presenza di corsi d’acqua, come il Carmine.Si pensi a Palazzo Calini ai Fiumi o alla antica porta del Ponticello, corrispondente all’area di intersezione tra contrada del Carmine e via San Faustino.

Proprio sotto quest’ultima sono evidenti a scavalco della confluenza tra i fiumi interrati Bova e Celato (sui quali affacciavano un tempo, quando scorrevano paralleli al Garza, laboratori artigianali e cantine), i resti dell’arcata di un ponte in pietra medievale, a cui si deve quasi certamente il toponimo. Certo scorgerli non è facile. Bisogna calarsi… tre metri sotto terra. Un’esperienza divenuta piuttosto diffusa tra i bresciani grazie alle iniziative di Brescia Underground, l’associazione cui va ascritto il merito di aver riscoperto l’intricato dedalo di vie sotterranee della Leonessa, che da pochissimo ha ripreso le visite guidate dopo il lungo stop imposto dalla pandemia.

Proprio percorrendo i corsi d’acqua sotterranei del centro, si incappa in un altro ponte marmoreo perfettamente conservato. Si tratta quasi certamente di quel Pons de Arcu attestato con tale nome in fonti del XII secolo. Il ponte si trova grossomodo in corrispondenza dell’asse viario di corso Mameli a scavalco dell’odierna via San Faustino-largo Formentone, e su di esso si prolungava il Decumano massimo che più a est sfilava davanti al Capitolium.

Il nome, «ponte dell’arco», sarebbe invece da ricondurre all’arco trionfale mai documentato con certezza in corrispondenza dell’odierno largo Formentone (a ridosso della piazzetta su cui oggi affaccia una tabaccheria). Tra i pochi elementi che ne lascerebbero supporre l’esistenza, oltre alla toponomastica (la piazzetta fino a inizio Novecento era piazzetta dell’Arco Vecchio), vi sarebbe un concio istoriato rinvenuto durante gli scavi per la realizzazione di piazza Vittoria, alla fine degli Anni Venti, riciclato in epoca medievale per la realizzazione di una casa torre (a ridosso della chiesa di Sant'Agata).

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