Strada facendo

Il ricordo dell'ambasciatore Giulio Prigioni

Una figura poliedrica, un diplomatico colto e appassionato di economia e di geopolitica
L'Ambasciatore Giulio Prigioni restò sempre molto legato a Iseo, al Sebino e alla Franciacorta © www.giornaledibrescia.it
L'Ambasciatore Giulio Prigioni restò sempre molto legato a Iseo, al Sebino e alla Franciacorta © www.giornaledibrescia.it
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Mi trovo nella parte centrale del vivace lungolago di Iseo, lo sguardo abbandona la calma prospettiva dell'acqua che si estende sino all'opposta costa bergamasca, attratto da un'ampia finestra di un'abitazione che pare guardare con più determinazione delle altre verso il Sebino. Certo, mi dico, lassù abitava l'ambasciatore Giulio Prigioni, poliedrica figura, diplomatica e culturale, che ci lasciò all'improvviso nell'estate del 2021, quando aveva 75 anni è un mare di conoscenza da trasmettere.

Frutto di esperienze internazionali, incontri che aveva fatto proprie con l'intelligente curiosità che lo caratterizzava. Appassionato e competente cultore di geopolitica, peraltro affinata nella sua intensa e brillante carriera al ministero degli Affari esteri, che lo vide, fra il resto, console generale a San Francisco e ambasciatore d'Italia in Lituania e in Bielorussia.

Un velo di tristezza assale il vostro cronista ripensando di aver appreso solo nei mesi successivi la notizia della sua scomparsa, non potendo quindi tributargli l'ultimo saluto. Il ricordo andò all'ultima occasione d'incontro, pochi mesi prima della sua dipartita, quando Prigioni fu brillante relatore sui rapporti tra Occidente e Cina, in una serata partecipata con più Club ospitata dalla Rotary House di via Moretto in città. La memoria restituisce al contempo i sempre stimolanti confronti con Giulio su geopolitica, economia, proprietà intellettuale e marchi. Materia, quest'ultima, che l'aveva visto per oltre due anni operare come Delegato italiano agli Accordi per la Proprietà intellettuale presso il ministero degli Affari esteri e sulla quale aveva pubblicato il libro «Creatività, Innovazione e Proprietà intellettuale», edito dal Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria del Consiglio dei ministri.

Altri testi aveva scritto, tra i quali: «I fondi sovrani e il nuovo ordine economico finanziario», con Luca Zanni, per i tipi di Rubettino; «Notte magica a Morcote. Fra Cina millenaria e Italia patriottica», Marsilio editore; «Lituania Italia fra storia e diplomazia con i documenti diplomatici originali (1919-1939)», a cura di Luca Zanni, edito da Solfanelli; «Le nuove Ombre Rosse. La Cina e dintorni fra tante opportunità e qualche minaccia», Edizioni Ex Libris.

L'ambasciatore Giulio Prigioni era stato il deus ex machina della mostra su Pinocchio e il Teatro minimo italiano, con gran protagonisti i burattini e le marionette delle collezioni Bruno Poieri e Famiglia Muchetti, ospitata a San Francisco dal 22 novembre al 6 dicembre 1994. Un'iniziativa dedicata a Nicholas Green, il bimbo ucciso sulla Salerno-Reggio Calabria, che il vostro cronista seguì e raccontò sulle colonne del Giornale di Brescia. In quegli intensi giorni nella città meno statunitense degli Stati Uniti si cementò la conoscenza con Prigioni che mi regalò, fra il resto, la conoscenza di molti brillanti protagonisti della vita sociale ed economica della comunità italiana nella Bay Area, le nove Contee che gravitano su San Francisco. E come dimenticare, a metà del primo decennio del nuovo secolo, i festeggiamenti nell'Ambasciata di Vilnius della Festa nazionale del 2 giugno con il Franciacorta a fare da collante con le decine di diplomatici che avevano accolto l'invito dell'ambasciatore, come sempre perfetto padrone di casa e orgoglioso di contribuire a far conoscere il proprio territorio.

Già, era stato dinamico protagonista in molti Paesi del mondo, ma l'attaccamento di Giulio a Iseo, al Sebino e alla Franciacorta era profondo. Come dimostra anche il suo instancabile ruolo a supporto del progetto Il Trampolino, promosso dalla fondazione don Tarcisio Festa, per aiutare i bambini malati e le loro famiglie, ispirato dall'ambasciatore, insieme al professor Guido Caccia e ad Angelo Franceschetti, compianto vicedirettore del nostro Giornale di Brescia.

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