La Gavettina, la grande fabbrica e la passione per il lavoro

Adriano Baffelli
Un invito a pranzare nella mensa di un'azienda valsabbina apre la stura dei ricordi
In una foto d'archivio, una mensa aziendale
In una foto d'archivio, una mensa aziendale
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Il viaggio in terra bresciana mi ha condotto in Valsabbia, all'interno di una delle aziende orgoglio della nostra laboriosa provincia. L'imprenditore e i dirigenti incontrati hanno insistito perché condividessi il pranzo all'interno dell'accogliente mensa e naturalmente, considerata anche l'ora e mezza trascorsa oltre il fatidico mezzogiorno, ho accettato di buon grado. Ed è stato come compiere un magico viaggio nel tempo, ricordando i tempi della grande fabbrica, vera comunità, una sorta di paese, con le sue relazioni, i suoi riti.

La socialità si viveva con intensità, sia nei momenti felici, i matrimoni, sia in quelli tristi dei funerali. La visita a colleghi ricoverati in ospedale era consuetudine. Cadevano quelle barriere campanilistiche, legate ai paesi d'appartenenza, che in altri contesti continuavano ad avere un peso non indifferente, condizionando rapporti e incontri. La fabbrica si viveva in prima persona anche da parte dei ragazzini. Erano coinvolti da mamme, zie, nonne, talvolta anche dalle vicine, che affidavano alle loro veloci gambette il desinare dei loro uomini. Ricordi di un mondo lontano, almeno per chi non l'ha vissuto, anche solo per poco.

Oggi le mense garantiscono ovunque dei pasti dignitosi, la vecchia «gavettina» con l'immancabile minestra posta nello scomparto inferiore, e nello spazio superiore la bistecca o lo spezzatino, è in qualche recondito angolo della soffitta. Il vostro cronista rimembra la sua diretta esperienza, quando giungeva il suo turno, dopo la fila, di porgere al congiunto o al conoscente il cibo confortatore. L'avvicinarsi a quella piccola fessura, realizzata appunto per la consegna del cibo ai lavoratori, gli pareva rappresentasse un ruolo ben più grande e rilevante della sua reale portata. Si sentiva parte integrante dell'affascinante ingranaggio definito «fabbrica». Forse un sintomo del suo interesse per il lavoro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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