Strada facendo

Il gasometro tra memoria e innovazione

Vestigia di un passato industriale, il metallico cilindrico corroso avrà mai nuova vita?
A sinistra il gasometro di Brescia © www.giornaledibrescia.it
A sinistra il gasometro di Brescia © www.giornaledibrescia.it
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Il gasometro di Brescia, torre metallica dalla silhouette circolare che da 91 anni segna l'orizzonte urbano, è più di un rudere: è memoria industriale, testimone di un'epoca in cui il gas illuminava case e fabbriche. Nato come nodo logistico e impianto di stoccaggio, il suo involucro d'acciaio racconta storie di lavoro, di quartieri che ruotavano intorno alla produzione energetica e di una modernità che per un tempo fu promessa di progresso. Con l'avanzare delle tecnologie e la fine dell'era del gas, il gasometro ha subito il destino comune a molte infrastrutture dismesse: lento declino, manutenzione trascurata, svuotamento funzionale.

Nel 1953 fu spenta l'officina del gas, ma il cilindro consegnato alla città nel 1934 continuò a funzionare come stoccaggio per il metano, cessando le sue funzioni nel marzo del 1990. L'abbandono ha accelerato il degrado materiale, corrosione delle scaffalature, giunti scavati dalla ruggine, isolamenti compromessi, e ha trasformato l'icona in una struttura fatiscente che oggi rappresenta un rischio reale. Caduta di lamiere, distacco di elementi metallici, infiltrazioni d'acqua e la possibile instabilità delle fondazioni mettono in pericolo passanti e vicinato. Al alcuni addetti ai lavori, la sua presenza richiede interventi di messa in sicurezza per evitare il rischio di un collasso quantomeno parziale. Ma dove alcuni vedono pericolo per altri può aprirsi una via di rigenerazione.

Visto dall'alto - © www.giornaledibrescia.it
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I gasometri in Europa sono stati riconvertiti in spazi culturali, centri per l'arte contemporanea, serre urbane, palestre verticali e serbatoi per sistemi di accumulo energetico. Quali scenari praticabili potrebbero aprirsi per Brescia? Idee, ipotesi, anche nel segno delle citate esperienze estere, non mancano. Certo, servirebbe anzitutto un consolidamento strutturale, seguito eventualmente da una riconversione mista, con spazi per un laboratorio culturale al piano terreno, un parco verticale che mitighi l'impatto estetico e ambientale. Alcuni potrebbero diventare un luogo simbolo della capacità tecnica e delle competenze metalmeccaniche locali. Qualunque progetto richiede una governance condivisa: valutazioni tecniche approfondite, piani finanziari sostenibili, capaci di intercettare, ci vien da dire, fondi europei per il patrimonio industriale, magari attraverso partenariati pubblico-privati, nonché il coinvolgimento della comunità. Come succede su vasta scala e ovunque, senza consenso e cura sociale, il recupero rischia di restare un'operazione estetica, anziché trasformarsi in vero motore di rigenerazione urbana.

Il gasometro potrebbe diventare non solo monumento del passato, ma catalizzatore di un futuro che unisca sicurezza, memoria e innovazione. Un auspicio che confidiamo sia condiviso e che porti a decisioni in merito.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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