Vivere su una perla in Qatar
Michele Santini, 34enne architetto bresciano, vive a Doha, dove segue la costruzione delle lounge del nuovo aeroporto internazionale

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Vivere su una perla a oltre 4mila chilometri da casa. Può sembrare l’inizio di una favola e forse in parte lo è, almeno per quel che riguarda esperienza, lavoro e occupazione. La quotidianità, invece, è un po’ meno idilliaca, ma è solo questione di abitudine. La perla in questione è a Doha, capitale del Qatar, e non è solo un’immagine da fiaba, bensì l’appendice alla città costruita per ospitare la nuova zona residenziale che ospita per lo più occidentali. Lì vive Michele Santini, 34enne architetto bresciano.
Un’occasione, quella di trasferirsi pro tempore, che Michele ha preso al volo: lo studio milanese Antonio Citterio e Patricia Viel and partners per cui lavora, infatti, ha vinto l’appalto per la progettazione e la realizzazione delle lounge del New Doha International Airport. Un progetto che farà della città una porta d’accesso all’Oriente al pari di Dubai. «Gli occidentali sono molto richiesti - racconta Michele -, il valore aggiunto che noi rappresentiamo è il Made in Italy. Sembra paradossale, ma all’estero hanno una considerazione degli italiani più alta di quella che gli stessi italiani hanno di loro stessi. Per gli arabi il marchio italiano è un vanto». E così lo studio Citterio si occupa dell’area per clienti business e first, utilizzando materiali pregiati e includendo servizi di fascia alta. «Io sono un design manager e seguo il team di designers a supporto del cantiere Citterio che da solo conta 150 professionisti - aggiunge Michele -. È stata una grande opportunità trasferirmi a Doha: a 34 anni occupo una posizione che generalmente hanno i quarantenni, tendenzialmente più restii a trasferirsi in Medioriente».
Già, perché la vita a Doha, seppur nel lusso di una città moderna e in espansione, non è così semplice, almeno all’inizio. «L’integrazione è buona - racconta - e ogni mese cresce il numero di occidentali in città. Certo, non si ricrea l’equilibrio dei rapporti sociali che si ha in Italia o in Europa. Noi occidentali siamo tutti "soli" e quindi più disponibili a incontrarci e conoscerci. Questo avviene però generalmente all’interno di alberghi, dove le regole sono meno ferree e la vita più simile a quella delle città europee. L’alcol, per esempio, è in vendita solo negli hotel». Nel bene e nel male, dice Michele, i qatarini sono molto rigorosi: il risultato più significativo è un tasso di criminalità bassissimo a fronte di un alto rispetto delle regole. La vita è ordinata, persino fare l’artista di strada è un lavoro riconosciuto e se passi col rosso la multa si aggira intorno ai mille euro. Naturale, insomma, rallentare quando il semaforo è giallo. Il tutto in un contesto simile a quello italiano per costo della vita: «La differenza - specifica Michele - è che con lo stesso prezzo in Italia fai una vita a tre stelle, qui a cinque».
Orientarsi, almeno all’inizio, è comunque difficile. Un sacrificio. Anche per il clima: caldo insopportabile d’estate, con l’obbligo di vivere al fresco dell’aria condizionata, e forti escursioni termiche d’inverno. Pur con qualche neo, Doha è una capitale in espansione, un grande cantiere a cielo aperto anche in vista dei mondiali di calcio che il Qatar ospiterà nel 2022. Un’economia in crescita e, di conseguenza, una potenziale grande opportunità. Basti pensare che per costruire il nuovo aeroporto è stata ridisegnata la costa gettando sabbia in mare per le fondamenta di uno scalo da 600mila mq e 17 lounge.
Giovanna Zenti
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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