Storie

Dal marmo alla lirica fra Rezzato e Montevideo

L’incredibile vicenda raccontata nell’archivio della ditta «Gaffuri e Massardi»
Una lettera relativa al Vittoriano - © www.giornaledibrescia.it
Una lettera relativa al Vittoriano - © www.giornaledibrescia.it
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Tra le donazioni più recenti confluite nel patrimonio del museo rezzatese, c’è un archivio per il quale si può in effetti parlare di «ritorno a casa».

Si tratta dell’archivio della ditta «Gaffuri e Massardi», dal nome degli imprenditori del marmo che la istituirono e che fornirono il «Botticino» per grandi opere in mezzo mondo. Su tutte l’Altare della Patria. Oltre mille fra documenti, fotografie, disegni, bozzetti, comprese le carte delle battaglie politiche di allora concorrono a restituire un quadro dell’iter realizzativo dell’opera.

L’azienda di Virle Treponti (poi «Lithos e Marmi»), quotata alla Borsa di Milano, vinse uno degli appalti per la realizzazione del Vittoriano. Come pure del Palazzo di Giustizia di Roma, del Ministero dell’Istruzione e della Sinagoga dell’Isola Tiberina. Fra i committenti ci sono persino i reali d’Inghilterra - la Regina Vittoria, Edoardo VII e Giorgio V - per la realizzazione della Thanent House a Londra, il Monumento all’Imperatrice Vittoria ad Allahabad, in India, il Monumento a Gordon Pashà a Kartum in Sudan e il monumento ai caduti della Guerra AngloBoera a Grahamstown, in SudAfrica.

Del resto, sarà proprio un’opera dal respiro internazionale a mutare le sorti della famiglia Massardi, cui faceva capo proprio la Villa ora sede del museo: la nave su cui viaggiava il marmo spedito dal capostipite, Cavalier Luigi (1859-1932), a Montevideo, in Uruguay, destinato al Palacio Legislativo, affonda decretando il tracollo finanziario.

L’imprenditore emigra proprio in Uruguay, dove la figlia Romarina (per tutti Rina: il nome era stato suggerito alla nascita nel 1897, da Zanardelli, in omaggio alla Capitale) conferma la vocazione per la lirica che la porterà a calcare alcuni dei palcoscenici mondiali più prestigiosi, da Buenos Aires al Metropolitan di New York. Nel 1935 si esibirà anche al Grande di Brescia. Per una volta, profeta in patria.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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