Storie

THE ZERO THEOREM

Regia: Terry Gilliam
AA

Regia: Terry Gilliam
Con: Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis e, in ruoli cameo, Matt Damon e Tilda Swinton
Genere: fantascienza 
Distribuzione: Mustang/Raro video

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Presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2013, ha atteso ben tre anni questo film di Terry Gilliam per arrivare in sala e quando vi è giunto, con il sovrappiù del sottotitolo “Tutto è vanità”, è stato pochi mesi fa, lo scorso luglio, in piena estate ed Europei di calcio, in un periodo che meno propizio non poteva essere ed infatti è sparito quasi subito dalla programmazione. Fa quindi piacere, e un po’ di sorpresa, trovarlo ora in dvd e in blu ray (versione che esalta in modo particolare l’immaginifico sovraccarico delle immagini) e poterlo recuperare. Già, perché pur se il regista americano di origine e inglese di trapianto (è in Inghilterra che ha cominciato a lavorare e guadagnarsi le prime fettine di fama) è declinato nella considerazione del grosso pubblico nonché anche di quello di cinefili, oggi sempre più frettolosi nel creare miti e poi nell’affossarli, è sempre Terry Gilliam, un autore molto speciale (oltre che regista è  sceneggiatore, attore, animatore, scrittore, produttore e scenografo), esagerato, provocatorio, inventivo, barocco persino che offre nelle sue opere un particolarissimo (è inconfondibile) mix di antico e moderno, sublime e kitsch, cultura "alta" e rimasugli pop, uno per il quale non sono applicabili consueti concetti di bello e di brutto. Sono i suoi film a parlare per lui: da quelli inframezzati con le collaborazioni tv genialmente realizzati assieme ai Monty Python e diretti con Terry Jones (“Monty Python e il Sacro Graal” del 1975 e “Monty Python - Il senso della vita” del 1983) all’indiscusso capolavoro “Brazil” (1985) che si impone come la più felice, spietata e inventiva concretizzazione di “1984” di Orwell, al meno felice “Le avventure del Barone di Münchausen” (1988) per risalire a grandi altezze con “La leggenda del re pescatore” (1991) e “L'esercito delle 12 scimmie” (1995), opere che hanno fatto successo e tendenza. Sono poi venute opere alterne come la discussa “Paura e delirio a Las Vegas” (1998), o non all’altezza delle ambizioni con cui erano state concepite come “I fratelli Grimm e l'incantevole strega” (2005) che fu pure presentato a Venezia, o incomprese e come la favola nera anzi nerissima “Tideland - Il mondo capovolto” pure del  2005 (chi ama il cinema d’autore forte e qui anche sgradevole dovrebbe conoscerlo), il progetto di un Don Chisciotte mai ultimato, l’avversato dalla morte del protagonista Heeath Ledger (che fu sostituito da una caleidoscopia dei più personaggi) “Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo” del 2009, l’ultimo prima di questo “The Zero Theorem”, girato in Romania, particolarmente complesso e ambizioso. La vicenda si svolge In una Londra di un futuro non precisato dove Qohen Leth (Christoph Waltz), calvo e nero vestito, è un hacker che vive in una chiesa abbandonata sotto l’occhi di tanti obiettivi che lo osservano, uno dei quali messo al posto della testa di un crocifisso. Disturbato ed eccentrico genio del computer che ha difficoltà a relazionarsi con il prossimo, Leth vive nell’angoscia in attesa di una telefonata che, ne è convinto, gli fornirà le risposte che aspetta da tempo (sul senso della vita, o che altro?).

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Lì lo raggiunge il suo capo, Management (Matt Damon), che gli dà il compito di ha il compito di risolvere una misteriosa formula matematica: lo "Zero Theorem": “Zero è uguale al 93,789 per cento. Zero deve essere uguale al cento per cento”.  Cosa che però dopo mesi e mesi di lavoro gli causa terribili incubi in cui finisce in un buco nero. È un esaurimento nervoso da cui fosse non lo salvano (o invece lo faranno?) la bella, misteriosa e disinibita (qual è la sua professione?) Bainsley (Melanie Thierry) la quale gli fornisce di una tuta che porta ad un mondo virtuale (ma se la realtà fosse invece quella..), e il giovane figlio-prodigio di Management, Bob (Lucas Hedges). Che gli accadrà non è ovviamente rivelabile in un film che va ben oltre “Brazil”, estremizza iperbolicamente l’universo e la società allora mostrati, dove tutto è divenuto connessione e i rapporti umani sono distrutti. Ci sarà forse una speranza con quel finale affidato ad una voce fuori campo? O invece la risposta è totalmente nichilista? Serio, anzi serissimo, con il suo continuo salto tra reale (o meglio surreale) e virtuale, onirico, il film per alcuni straordinario e per altri astruso, comunque imperfetto, vorrebbe parlare del presente, denunciare l’ossessione per i nuovi media e la loro preoccupante intromissione nelle nostre vite, che rischiano di divenire sempre più virtuali e slegate dalla realtà tangibile, ma il discorso complesso e sfaccettato è meno efficace di altre volte il che non significa però che vada evitato, scartato aprioristicamente e non solo per il passato illustre di Gilliam, ma anzi sia da conoscere per poi discuterne con gli amici, o per riflettere. Ben curata, cosa rara per un film che in sala ha avuto scarso successo, l’edizione home video che offre come extra il documentario Dietro le quinte in cui mostra come Terry Gilliam e la sua troupe abbiano realizzato con pochi mezzi un mondo pieno di immaginazione e in cui il regista, i produttori, il protagonista Christoph Waltz e altri attori tra cui David Thewlis e Mélanie Thierry  spiegano come hanno lavorato ai loro personaggi. Nle cofanetto è presente pure un ben fatto libretto (o booklet, comne si dice oggi) che riunisce interviste a Gilliam e ai componenti del cast, alcune recensioni che offrono un’introduzione all'universo narrativo del film, le note di regia, biografie di regista e principali attori più la filmografia del Gilliam.

 

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