Storie

TARDA PRIMAVERA

Regia: Yasujiro Ozu
AA

Regia: Yasujiro Ozu 
Con: Yumeji Tsukioka, Chishu Ryu, Setsuko Hara, Haruko Sugimura, Hohi Aoki, Jun Usami, Kuniko Miyake
Genere: drammatico
Distribuzione: Tucker film

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È del 1949, il più vecchio dei sei film di Yasujiro Ozu che, restaurati e digitalizzati, la Tucker ha meritoriamente proposto prima nelle sale d’essai e poi in videoteca in dvd di ottima qualità con la colonna sonora originale e i sottotitoli italiani, pellicole che gli amanti di grande cinema, in questo caso grandissimo, non possono esimersi dal vedere. Il più vecchio, e di cui lo stesso Ozu ha girato una sorta di remake nel 1962, “Il gusto del sakè”, ultimato poco prima di morire (e già segnalato in questo blog), ma che oltre ad essere considerato secondo solo al capolavoro  “Viaggio a Tokyo” (disponibile anche in blu ray) del 1953, è importante per aver inaugurato il periodo più florido della cinematografia del maestro nipponico e aver impresso una svolta fondamentale ai temi sino ad allora trattati. Considerato in patria al momento della sua uscita come "il film più profondamente giapponese mai realizzato" (va ricordato che in Giappone c’erano le influenze dell’occupazione americana dei primi anni del dopoguerra), “Tarda primavera” è il terzo girato dopo la fine del conflitto da Ozu che nei due precedenti, “Il chi è di un inquilino” e “Una gallina nel vento”, aveva cercato di lenire le ferite del Paese e di esorcizzare il dolore della guerra appena conclusa, e rappresenta per l’autore, che mostra la disgregazione o la ricomposizione del nucleo familiare, l'inizio di una ricostruzione, il tentativo di analizzare i rapidi mutamenti di una società scissa tra tradizione e progresso, tra gli eccessi legati alla prima - che avevano condotto il Giappone alla rovina - e i pericoli del secondo, sotto l'influenza statunitense. Per comprendere appieno la vicenda, strettamente legata alla società nipponica, ma dai contenuti universali, va ricordato che nel 1949 la mentalità prevalente e tradizionale prevedeva che la donna dovesse necessariamente sposarsi, e che anche un matrimonio combinato fosse una soluzione positiva, rispetto alla prospettiva di restare zitella.  Qui abbiamo Il professor Somiya (Chishu Ryu, uno degli attori preferiti di Ozu), vedovo che vive con la figlia Noriko (Setsuko Hara, pure lei interprete prediletta dal regista) in un tran tran tranquillo (e rassicurante per il padre, intellettuale un po’ distratto che senza una donna in casa si sentirebbe perso). Di mezzo però ci si mette la zia Masa (Sujimura Haruko, solita nei ruoli di pettegola o maleducata) che insiste con il fratello dicendogli che è ora di trovare un marito a Noriko, ormai 27enne. La ragazza però non è d’accordo perché ritiene, secondo tradizione, suo obbligo prendersi cura del genitore e anche perché il giovane Hattori, assistente del professore che potrebbe piacerle e con cui il padre vuole combinare il matrimonio, è in realtà già fidanzato con un'altra.

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La zia comunque non desiste, si rimette alla ricerca del “promesso” e lo trova in Satake, un giovane laureato che lavora in un'industria chimica (che non si vede mai, ma che è descritto “bello come Gary Cooper”, con un tocco d’autore che, al pari del cartellone di Coca Cola tra i campi, mostra l‘influenza americana). Una soluzione alla quale Noriko è riluttante ad acconsentire, tanto che il padre deve trovare uno stratagemma (si vedrà quale) che, pur se lo vede sacrificarsi, si rivelerà vincente: Noriko si sposa e va a vivere col marito a Tokyo, mentre il genitore resta solo, ma ha compiuto il suo dovere: l'inevitabile solitudine da affrontare nella vecchiaia è bilanciata dall'ottimismo per il futuro associato al matrimonio della figlia e dalla necessità di riconoscere l'importanza del cambiamento. Tra l’altro, va notato che in questo dramma condotto con onestà, affetti e rispetto per i personaggi, senza forzature melodrammatiche, intensità di emozioni, attori eccellenti nel rendere anche le minime sfumature psicologiche, è proprio la figura del padre quella schierato su posizioni più "moderne" (probabilmente riflettendo anche la visione del regista), mentre la figlia e la zia hanno difficoltà in più ad allinearsi al nuovo corso. Da segnalare in quest’opera, che prepara il già citato capolavoro “Viaggio a Tokyo”, la straordinaria compostezza formale con abbondanza di inquadrature fisse e il significativo ricorso alle carrellate (si veda la scena della passeggiata in bici sulla spiaggia), il persistere di una sottilissima malinconia e la stupenda fotografia giocata sui chiaroscuri e sul contrasto tra il nero dominante nei momenti di svolta e il bianchissimo sorriso smagliante di Noriko. Il dvd è di ottima fattura e resa, peccato l’assenza di extra a parte il trailer della retrospettiva Ozu e la galleria fotografica.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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