Storie

SULLY

Regia: Clint Eastwood
AA

Regia: Clint Eastwood 
Con: Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Anna Gunn, Autumn Reeser, Sam Huntington, Jerry Ferrara, Holt McCallany, Lynn Marocola, Chris Bauer, Max Adler, Valerie Mahaffey, Denise Scilabra, Inder Kumar
Genere: drammatico/biografico
Distribuzione: Warner

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Tra le tante discutibili scelte dell’Academy riguardanti gli ultimi Oscar, e non solo la loro ridicola conclusione, va rilevato anche l’ingiusto trattamento che ha avuto questo film del grande Clint Eastwood: solo la candidatura al miglior montaggio sonoro (la ciliegina sulla torta della assurdità) dopo che la critica Usa - e quella internazionale l’ha seguita quasi tutta – lo aveva indicato quale sicuro candidato assieme al suo protagonista Tom Hanks. Da notare pure che l’American Film Institute lo ha inserito tra i dieci migliori film del 2016. D’accordo, Eastwood  era stato ancor più maltrattato quando il suo “Gran Torino”, ormai riconosciuto come capolavoro, era stato ignorato (una trascuratezza che sa di follia), però “Sully” anche se non di vincere (per chi scrive, sostenitore di “La la land”) la nomination l’avrebbe meritata, ma si sa che da quella volta che l’Academy, contravvenendo la linea sempre seguita sino allora, non ha premiato “Avatar” preferendogli il più tradizionale (e pure di gran lunga  meno visto) “The hurt locker”, qualcosa nel sistema sembra essersi  quantomeno inceppato. Ma torniamo a questo “Sully”, ora disponibile per visioni domestiche dopo la buona accoglienza avuta dal pubblico in sala, che rende omaggio a un eroe moderno, l’ennesimo che Clint Eastwood nel suo 35mo film da regista  celebra, un eroe stavolta però non armato di fucile o pistola, ma che compì la sua grande impresa dentro la cabina di pilotaggio dell’Airbus A320 con entrambi i motori messi fuori uso da uno stormo di oche e con a bordo 155 persone riuscendo a portare in salvo tutti i passeggeri, solo sei dei quali restarono i feriti e in modo non grave. È quello che la stampa battezzò “Il miracolo dell’Hudson”  avvenuto il 15 gennaio 2009 e che da regista Eastwood rievoca in “Sully” affidandosi a un sopraffino Tom Hanks e ad un cast ben diretto e in stato di grazia di cui oltre a Aaron Eckhart, nel ruolo del vicepilota, figurano Laura Linney, Sam Huntington, Anan Gunn, Autumn Reser e altri ancora. Un miracolo che il suo autore, il capitano  Chesley Sullenberger detto “Sully”, 42 anni di volo alle spalle, compresi quelli nell’Air Force prima di passare all’aviazione civile, rischiò però di pagare a caro prezzo (il licenziamento e la revoca della pensione) nonostante fosse stato elogiato – ed è un eufemismo: l’apprezzamento era stato enorme – dalla stampa e dai mezzi di comunicazione americani e che ricevette oltre 50mila messaggi di stima e tributo: fu infatti messo sotto processo dal National Transportation Safety Board, l’agenzia investigativa indipendente del Governo Usa che indaga sugli incidenti che coinvolgono aeroplani, navi, treni, oleodotti e gasdotti, la stessa di cui parla Robert Zemeckis nel suo “Flight”.

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L’accusa fatta a Sully  (c’erano dietro le assicurazioni con gli elevati indennizzi da pagare per l’aereo e i passeggeri) era quella di non aver riportato l’aereo indietro come avrebbe potuto fare: le simulazioni al computer ritenevano infatti sarebbe stato possibile e doveroso. Così il film, fra flashback e contemporaneità diventa anche un court drama con accusatori prevenuti e un imputato, che come un capitano di mare lasciò per ultimo l’aereo,  deciso a far valere le sue scelte per poi dire che il merito non fu solo suo, ma dell’equipaggio, dei passeggeri  e dei mezzi di soccorso di New York. Un tipico eroe solitario alla Eastwood – che lo avrebbe interpretato se non avesse avuto più l’età… - un uomo comune che dice di aver fatto solo il suo dovere e va dritto per la sua strada forte della sua coscienza, ignorando la stampa che prima lo esalta e poi lo attacca come incapace. Uno che dimostrò grande calma nell’emergenza, la cui decisione di non tornare all’aeroporto internazionale La Guardia fu riconosciuta infine si rivelò giusta, così come la scelta dell’opzione ammaraggio pure, e che nel momento decisivo, con sangue  freddo e grande perizia effettuò la manovra. Ad erigergli un monumento è un film anti-politically correct e secco (chissà quanti luoghi comuni del cinema catastrofico e scene madri avrebbero potuto tirare fuori altri), ma ricco di umanità e spruzzato di lampi d’ironia, teso a portare lo spettatore al centro degli eventi, anche nel processo in quello che è un esempio di ottimo court drama. Con asciuttezza di dialoghi e sequenze il film concentra negli sguardi, i silenzi e la spontanea renitenza a lodi e accuse la personalità di un ottimo professionista che si scopre via via sempre più spaesato e scettico, la cui reputazione e carriera minacciano di esser distrutte, ma che nello scontro di poteri, tra la coscienza e il sistema, uscirà vincente, testimonianza che l’uomo capace è ancora in grado di fare meglio della macchina. Un altro ottimo, vecchio Clint. Tre le versioni disponibili: in dvd, privo di extra; in blu ray con possibilità di copia digitale e i seguenti contenuti specali: Moment by moment: Averting sisaster on the Hudson;  Sully Sullenberger: the man behind the miracle; Neck deep in the Hudson: shooting Sully; in blu ray4K, il top dell’attuale tecnologia per chi possiede tv e lettori appositi, in cofanetto con il bd normale.

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