STRADA SBARRATA

Regia: William Wyler
Con: Humphrey Bogart, Allen Jenkins, Sylvia Sidney, Joel McCrea, Claire Trevor
Genere: noir
Distribuzione: Sinister film
C’è solo un anno di distanza tra “L’impareggiabile Godfrey” di Gregory LaCava (che chi scrive, sia chiaro, adora) del 1936 e questo del 1937 diretto da William Wyler, ma che differenza: il primo è una deliziosa commedia in cui la denuncia sociale affiora tra le righe assieme ai graffi soavemente dati alla upper class Usa; questo, ora tornato disponibile grazie a Sinister film, è un noir di denuncia sociale e basta in cui i protagonisti non sono più ricconi viziati, ma povera gente le cui miserabili abitazioni sorgono accanto ai loro palazzi, pronta ad essere sfrattata per far posto a lussuose ville, punto di incontro i mondi lontanissimi di chi è privilegiato, ha tutto e anche molto di più e di chi invece fatica a raggiungere la soglia minima di sopravvivenza. La zona in questione, quella del titolo e a cui si riferisce la voce fuori campo all’inizio, è l'East River di New York che, secondo le intensioni del regista doveva essere portata dal vivo sullo schermo, ma che la produttrice MgM, non permettendo di effettuare le riprese in esterni, volle fosse ricostruita in studio con il risultato di dare al tutto un’atmosfera un po’ teatrale (non a caso qualche critico parlò di “teatro filmato”). Per altro, si tratta di una pellicola finita nel dimenticatoio, ma che, pur se oggi si notano alcune ingenuità, merita grande attenzione perché, anche se sei anni dopo “Street scene” di King Vidor, lanciò il filone delle storie di vita comune che tanto avrebbe poi influenzato e non poco il cinema drammatico successivo, compresa la recitazione con il cosiddetto metodo Stanislawsky, che uno dei comprimari, Billy Halop, sfoggia.
Un film forte ancora dello spirito del New Deal di Roosevelt e voluto dalla produzione come contrapposizione ai gangster movie della Warner, dove era il crimine a imperare, tratto da un copione teatrale di Lillian Hellman, la compagna di Dashiel Hammett che fu tra le vittime del maccartismo, e sceneggiato da Joseph Hays. Altro motivo di interesse l’essere stato il primo a introdurre i Dead End Kids (letteralmente i Ragazzi della strada sbarrata) come rappresentanti "devianti" di una condizione disagiata di vita che sfocia in microcriminalità e delinquenza giovanile che sarebbero poi stati portati più volte sullo schermo, compreso “Angeli dalla faccia sporca “ con James Cagney e ancora Bogart con cui “Strada sbarrata” ha alcuni punti di contatto. La vicenda racconta il ritorno a casa del gangster "Faccia d'angelo" (Baby Face) Martin (Bogart) che per sfuggire alla polizia che lo sta braccando torna nei bassifondi in cui è nato, ma che viene cacciato da casa dalla madre trovando per di più che la donna che amava per sopravvivere si era data alla vita. Se i suoi cari non lo ritengono più degno di loro, a prestargli attenzione e a prenderlo a modello sono le nuove leve del crimine locale (i Dead End Kids appunto), ma ciò lo mette in contrasto con l'architetto Dave Connell (Joel McCrea), disoccupato e idealista che invece vuole che i giovani abbiano un futuro nella legalità. Uno scontro che vede il gangster sbeffeggiare Dave forte del prestigio e del denaro (rubato) di cui gode, di uno status raggiunto in barba ad ogni contesto morale possibile, ma che avrà estreme e tragiche conseguenze. Non diciamo per chi, ma quanto conoscono il cinema degli Anni 30 possono immaginarlo… Edizione assai buona, ma senza extra importanti.
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