SETTE NOTE IN NERO

Regia: Lucio Fulci
Con: Gabriele Ferzetti, Evelyn Stewart, Marc Porel, Jennifer O'Neill, Jenny Tamburi, Ugo D'Alessio, Gianni Garko
Genere: giallo/horror
Distribuzione: Mustang
Grazie alla collaborazione tra CG Entertainment e Mustang, torna disponibile in videoteca, dopo essere stato fuori catalogo per qualche tempo, questo film del 1977 che, assieme a “Non si sevizia un paperino” del 1972, è ritenuto il capolavoro giallo di Lucio Fulci, regista e autore che amava definirsi “terrorista dei generi” perché nel mentre che spaziava tra i vari filoni del nostro cinema popolare cercava di inserirvi temi e stili personali, per provocare e scioccare lo spettatore. Non solo cineasta, ma anche paroliere (tra i suoi testi di maggior successo quelli di “24.000 baci” e “Il tuo bacio è come un rock” di Celentano, alla cui ascesa verso la notorietà contribuì lanciandolo come attore), Fulci, che pur frequentava ambienti intellettuali ruotanti attorno al Pci, era ritenuto artigiano di poco conto, uno pronto a passare di qua e di là senza fare storie ed infatti dopo aver esordito dirigendo di contraggenio (si riteneva più portato a fare lo sceneggiatore, impressione che dimostrò non vera) Totò ne “I ladri” del 1959, si trovò a sfornare musicarelli, divenne il regista preferito di Franchi e Ingrassia (una dozzina di loro film) per poi passare a commedie (nel 1976 fu il primo a mostrare un fugace nudo integrale di Edwige Fenech ne “La pretora”), western all’italiana e gialli, divenuti di gran moda dopo “L’uccello dalle piume di cristallo” di Dario Argento con cui cominciò a farsi una certa fama che avrebbe accresciuto alla fine degli Anni 70 come autore di horror all’insegna dello splatter più marcato che gli fecero guadagnare dai critici cinematografici francesi l’appellativo di “Poeta del macabro”. Amaro e curioso però il fatto che in Italia fu sottostimato e che quando il genere horror andò declinando soprattutto per l’avvento delle tv private, attraversò una fase di declino e, a parte il tentativo di riscoperta fatto nella quinta edizione del Mysfest di Cattolica, nel 1984, la sua fama crebbe e fu consacrata solo quando aveva perso ispirazione dovendo arrabattarsi con finanziamenti modesti e a volte neppure certi, e fu consolidata solo una volta morto, vittima di un attacco diabetico nel 1996. Oggi anche la critica italiana è stata costretta a riconoscere il suo valore e la sua personalità d’autore e i suoi quattro capisaldi del genere splatter sono presenti sotto forma di citazioni in film di Sam Raimi e Quentin Tarantino. La stessa fama postuma ha caratterizzato anche questo “Sette note in nero”, che però si distingue dai precedenti, e ora elogiati “Una lucertola con la pelle di donna”, violento, erotico ed onirico con Florinda Bolkan e da Jean Sorel, e “Non si sevizia un paperino” con Florinda Bolkan, Tomas Milian e Barbara Bouchet, inquietante, morboso e dal finale sconvolgente e “cattivo”. La differenza sta nel fatto che non è un giallo puro, ma intessuto anche con gli aspetti onirici e parapsicologici (primo passo per il salto che avrebbe fatto poi finendo nello splatter), capace comunque di suscitare inquietudine e dalla conclusione oltremodo spiazzante a sorpresa .
La vicenda ha infatti per protagonista Virginia (Jennifer O'Neill), una donna che sin da piccola aveva dimostrato doti istintive di chiaroveggenza “assistendo” a distanza al suicidio della mamma a Dover mentre lei si trovava in collegio a Firenze e che da soli tre mesi ha sposato il toscano Francesco Ducci (Gianni Garko). Doti che si rifanno vive mentre ritorna in macchina dall'aeroporto ove ha salutato il marito andato a Londra per un viaggio: intravede frammenti di quello che capisce essere un delitto: una casa, un uomo, forse un assassino, una donna murata viva nella parete di una stanza, probabilmente un salotto. Destata da un poliziotto che la trova in macchina svenuta, Virginia prosegue tranquillamente il suo percorso che la porta al vecchio casale del consorte che aveva deciso di far restaurare per fargli una sorpresa e lì scopre che è il luogo del delitto sognato e trova il punto dove è stata murata la donna, tale Agnese che era stata amante anni prima dell’uomo che ha sposato e di cui non si avevano avute più notizie. E proprio il marito Francesco Ducci viene arrestato e accusato del crimine, però Virginia lo ritiene innocente e con aiuto della cognata Gloria (Evelyn Stewart), dell'amico parapsicologo Luca Fattori (Marc Porel) e della di lui segretaria Paola (Jenny Tamburi), indirizza i sospetti sul professor Emilio Rospini (Gabriele Ferzetti), pure lui amante di Agnese e professionalmente nei pasticci. Avrà ragione e riuscirà a far liberare il consorte? Fulci è stato un abilissimo artigiano del cinema e questo “Sette note in nero”, che si riferiscono alle sette note del carillon dei un orologio e he a differenza dei suoi altri film offre poca violenza e sangue, lo conferma: la trama, a parte qualche lieve falla, tiene bene ed è sviluppata come una sorta di puzzle i cui pezzi alla rinfusa finiscono tutti per andare a posto e rivelare il vero disegno; gli interpreti sono convincenti e sanno mantenere alta la tensione che si respira fin dalle prime scene; pregevole l’intuizione di una fotografia a tratti luminosa che si fa più scura con lo sciogliersi degli intrighi; azzeccate le musiche. Discreto dvd privo di extra.
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