Storie

QUALCOSA DI BUONO

Regia: George C. Wolfe
AA

Regia: George C. Wolfe
Con: Hilary Swank, Emmy Rossum, Josh Duhamel, Stephanie Beatriz, Jason Ritter
Genere: drammatico
Distribuzione: Koch media

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Parte con qualche tocco di commedia alla “Quasi amici”, con un malato ricco e colto che ha bisogno di un assistente e lo trova in una persona non abbiente e pasticciona, agli antipodi da lui, ma a mano a mano che procede si fa sempre più drammatico e intenso questo film di George C. Wolfe tratto dal romanzo di Michelle Wildgene e ora disponibile per visioni domestiche. Per certi aspetti rapportabile a “Still Alice” di Richard Glatzer e Wash Westmoreland protagonista Julianne Moore vincitrice dell’Oscar da protagonista, è però fondamentalmente differente per la malattia (la Sla al posto dell’Alzheimer) e perché non si tratta  di matrice di un’inesorabile discesa verso l'oblio, ma del viaggio alla progressiva scoperta di se stessi all'interno di un corpo che dimentica le proprie capacità e della collaborazione e affinità che nascono con un’altra persona per se diversa per cultura, carattere e abitudini. Non a caso il titolo originale è “You’re not you”, Tu non sei tu, ed esprime sia il non essere più se stessi per la malattia. sia il non doversi rassegnare a vedersi come si è abituati a fare. Qui abbiamo Kate (Hilary Swank, Oscar per “Million dollar baby”, produttrice oltre che protagonista), pianista di musica classica di successo, agiata, intelligente e sofisticata che a soli 36 anni si scopre colpita da sclerosi laterale amiotrofica, nota come  Sla, malattia neurodegenerativa progressiva incurabile che indebolisce un poco alla volta i muscoli e porta alla morte. La sua esistenza ne esce distrutta, costretta a smettere di suonare, a perdere la capacità di cucinare, ma soprattutto lasciata dal marito, che le procura una giovane che l’assista, ma poi la tradisce con un’altra, lasciate dalla amiche di cui scopre la falsità, arrabbiata con la vita al punto di dire parolacce e di mettersi a fumare erba, Kate si trova a fianco Bec (Emily Rossum), estroversa studentessa universitaria dai modi rozzi, malvestita, allergica a relazioni che non durino solo una notte, persino pasticciona, aspirante cantautrice che però non riesca superare la paura del palcoscenico.

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Come badante, Bec è inesperta e per di più caotica, ma possiede una forte carica vitale che colpisce Kate e il legame che nasce tra le due, inizialmente conflittuale, si stempera un po’ alla volta in un’amicizia in cui la più saggia trasmette all’altra i suoi valori, comprese l’arte culinaria, l’eleganza del vestirsi e del comportamento, la capacità di affrontare il pubblico, ma nel contempo ne ricava una presa di coscienza che l’aiuta da accettare quanto le sta accadendo un poco alla volta. Insomma, Bec, dalla vita che sembrava destinata alla deriva, mentre aiuta Kate finisce anche per aiutare se stessa. Una vicenda che il regista Wolfe ha voluto girare con una forte dose di autenticità avvalendosi tra l’altro della consulenza di un’infermiera professionale con decenni di esperienza nell'assistere malati di Sla che alla Swank ha insegnato verosimiglianza nei movimenti, nel linguaggio e nei cambiamenti e alla Rossum e Duhamel ha fatto comprendere il processo di cura e assistenza. Ne è uscito un film ben costruito con alternanza di scene madri, piccoli momenti del tragico quotidiano, lampi di ironia e sorrisi, situazioni commoventi, scontataggini (soprattutto legate alle madri così diverse tra loro delle due donne), convenzionalità, anche tocchi decisamente efficaci. Da notare che se la Swank è brava, ancor meglio è la Rossum, attrice dotata pure di ottime doti canore (che qui sfoggia alla fine) che il cinema ha fatto conoscere come elogiata protagonista della versione per grande schermo del “Fantasma dell’Opera”, ma poi trascurata e che deve il successo popolare alla versione Usa del serial britannico (e sboccato) “Shameless” nel ruolo della cameriera e fulcro della famiglia Fiona. Il film è disponibile in dvd e in blu ray con interviste e trailer per extra.

 

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