Progettare il giardino: i consigli di Patrizia Pozzi

Progettare un giardino non vuol dire solo prendere carta, matita, colori e disegnare a caso alberi, aiuole e siepi, ma pensare al contesto, alle architetture circostanti e soprattutto a costi e gestione. Questo il consiglio di Patrizia Pozzi, architetto paesaggista o landscape architect come si dice oggi, pioniera di questa branca della disciplina ora tanto di moda.
Milanese, laureata nella metà degli anni Ottanta, Patrizia Pozzi avrebbe voluto voluto occuparsi di produzione agricola e ospitalità, «ma non si parlava ancora di cibo e agriturismo - ci ha raccontato - e quindi sono passata dal mondo dell’architettura per avvicinarmi, creando un altro modo di fare». Contemporaneamente ha iniziato a collaborare con il Fai e Italia nostra. Senza trascurare il design, sempre legato al vivere la natura.
La sfida. Da qui inizia una battaglia che ha portato Patrizia Pozzi a combattere chi si occupava solo di verde: «Bisogna coniugare architettura e natura, non ci deve essere uno scollamento nel progetto». Nelle sue parole c’è passione per il lavoro, certo, ma soprattutto per il verde: «Ci sono architetti che lavorano bene, lo ammetto, dove la natura non entra in maniera forzosa ma molti progetti - spiega - sono anacronistici: il futuro è nella bassa manutenzione». Nei suoi progetti, molto diversi tra loro per committenza, utilizzo o realizzazioni, le parole chiave infatti sono cure e costi. «Oggi - spiega decisa - non si può non tenere conto di questo: un giardino ad alta manutenzione è destinato ad essere abbandonato».
Il lavoro. Come si inizia un nuovo progetto? «Cerco di guardare al di là delle apparenze, in maniera spontanea e naturale. Non mi basta vedere il luogo, devo capire cosa sta dietro a ciò che vedo». E quindi arriva l’approfondimento storico o del committente con il quale si crea comunque un legame forte. Anche perchè il cliente moderno che chiede un approfondimento paesaggistico è generalmente un appassionato di verde, che cerca un contatto con il mondo della natura. «Mi è capitato di avere chi vuole progettare e quindi mi propone schizzi e chi vuole lavorare alla realizzazione - racconta l’architetto - persone comunque che vogliono vivere gli spazi verdi e ci chiedono un intervento a 360 gradi». Oggi, grazie anche a internet c’è più conoscenza della materia. «E noi dai committenti impariamo molto - ammette Patrizia Pozzi - il progetto lavoro è sempre condiviso, non quasi mai come l’avevo pensato io o come lo voleva il committente, si ragiona insieme, ci si influenza».
Il giardino d’oggi. «Sono scettica sulle mode - dice l’architetto prima di tutto - negli anni Novanta, quando era in voga il giardino all’italiana, perfetto e formale, proponevo l’abitare nella natura e mi dicevano che ero troppo avanti. E la tendenza è arrivata una decina d’anni più tardi». Patrizia Pozzi ne è convinta: «La moda perchè distrae dal vero bisogno che è vivere a contatto con la natura». E dal suo studio di via Frisi a Milano escono progetti molto diversi, ma che hanno questa filosofia alla base: guardare alla natura nel quotidiano, lavorare sugli elementi dei quali è composta come suolo, acqua, pietra o materiali inerti. Il parcheggio infatti non prescinde da un’area verde, alberata; il complesso residenziale (modernissimo) è con naturalezza incorniciato da un giardino a bassa manutenzione con area relax; l’area produttiva è circondata da una zona di mitigazione che non strizza l’occhio a elementi antichi, ma che si sposa con la natura grazie a sassi, legno e alberi.
I consigli per i giardinieri. «Oggi non si può partire senza fare i conti preliminari - spiega Patrizia Pozzi - quindi costi e gestione». E continua: «Lavoriamo con materiale vivente che cambia nel tempo». È il caso degli alberi che crescono in larghezza e altezza: «Si piantano spesso essenze che poi si deve potare perchè si avvicinano troppo alle case. Combatto da anni con le amministrazioni che si trovano a potare alberi due volte l’anno e poi questi si ammalano e si indeboliscono. Facendo una progettazione accurata si risparmierebbe il 50% dei costi di manutenzione. La potatura è un’invenzione del nostro secolo, andrebbe invece fatta solo per eliminare il secco e se la pianta si squilibra. Come si faceva un tempo, senza capitozzare». Stesso discorso per il risparmio idrico: «Un tetto verde con piante che amano l’acqua è inutile. Oggi si va verso la sostenibilità». Quali essenze scegliere? «Piante a forma libera, non da sagomare come siepi miste con nandina o viburni, non di lauro - spiega - e per le aiuole ora vanno molto le graminacee che non hanno bisogno di molta acqua, le erbacee perenni utilizzate in modo che non vengano potate. Esistono anche rose rifiorenti che non necessitano di tagli come White o Life».
Elisa Rossi
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