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Paolo Pellegrini: «Dalla Finlandia all’Estonia sulle ali del mio clarinetto»

Enrico Raggi
Il giovane clarinettista di Flero ricorda gli insegnamenti del suo maestro Toomas Vavilov con cui si è perfezionato negli ultimi due anni in Estonia
Paolo Pellegrini - © www.giornaledibrescia.it
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«Dominare la tecnica fino a dimenticarsene. Allora puoi cominciare a pensare alla musica». Così Paolo Pellegrini, giovane clarinettista di Flero (classe 1996) ricorda gli insegnamenti del suo maestro Toomas Vavilov, con cui si è perfezionato negli ultimi due anni in Estonia. Con il «Duo Althea», formato col pianista romano Nicola Possenti, ha appena trionfato (e vinto il Premio del Pubblico) al Concorso internazionale di musica da camera «Amics Cambra Romanica» a Canillo (Andorra), superando altri 70 musicisti provenienti da tutto il mondo.

«Ho incontrato Nicola nel 2019 all’Estonian Academy of Music and Theater di Tallinn - racconta Pellegrini -. È scattata subito una profonda amicizia e una bella sintonia, rilevata dalla giuria che ci ha premiato al concorso di Canillo: "Si vede che vi divertite", hanno commentato. Ci siamo esibiti in diverse sale europee e italiane, abbiamo partecipato alla trasmissione "La stanza della musica" di Rai Radio 3, ci aspettano concerti a Trieste, Viterbo, Andorra. Ora che siamo tornati, abbiamo sistemato la nostra sala prove da Passadori. Suono anche con il bresciano Bazzini Consort».

Come si è trovato in Estonia? Molto bene. La vita musicale nel Nord Europa è assai dinamica: ci sono numerosi festival e stagioni (repertorio classico, musica popolare, jazz, sperimentazione); capillari occasioni cameristiche, vissute come alimento quotidiano di ogni esecutore; grande attenzione alla produzione colta contemporanea. Concerti in sale prestigiose convivono con frequenti esibizioni in scuole, case di riposo, municipi, fabbriche, piazze. L’orchestra è parte attiva degli avvenimenti civili e religiosi del luogo. Portiamo la musica a bimbi, a malati, sportivi, politici, lavoratori, che difficilmente frequenterebbero le sale concertistiche.

Come è diventato Primo Clarinetto della finlandese Pori Sinfonietta? Dopo alcune audizioni fatte in Scandinavia e nei Paesi Baltici. Con loro ho viaggiato in molte città di Svezia e Finlandia; ricordo con emozione il concerto di Helsinki, nella Temppeliaukion Kirkko, una chiesa luterana scavata nella roccia, dove abbiamo presentato il «Requiem» di Verdi.

Chi ricorda con piacere dei Suoi maestri? Ho iniziato al "Gambara" con Mariagrazia Panuccio, proseguito al "Marenzio" con Alessandro Travaglini e a Bolzano con Roberto Gander e Roberta Gottardi. Un aneddoto speciale lo devo all’estone Toomas Vavilov: da una parte mi ha schiacciato costringendomi a ore e ore di allenamenti (scale, arpeggi, note lunghe, vibrato, legato, staccato); dall’altra mi ha dilettato raccontandomi episodi degli ultimi anni di dominazione sovietica. Quando, a sera, ero sfinito per l’allenamento ininterrotto, per rilassare le labbra mi consigliava di bermi un paio di birre prima di andare a dormire. Ho seguito il suo consiglio: ogni mattina mi svegliavo come nuovo...

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