Storie

"Outplacement", ovvero riaccompagnare al lavoro

Un salto non da soli.
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La crisi, tra le altre cose, ci fa prendere familiarità con parole nuove. Una di queste, ben conosciuta dagli specialisti, ma sconosciuta al grande pubblico, è "outplacement".

Outplace vuol dire "piazzare fuori" o con più efficacia "ricollocare". Ne parla anche la Legge Biagi e il suo decreto attuativo, che definisce l'outplacement o "supporto alla ricollocazione professionale" come l'attività con cui le società autorizzate dal Ministero del lavoro, agiscono a favore della ricollocazione di uno o più dipendenti in uscita da un'azienda". Mentre l'intermediazione e la selezione guardano innanzitutto alla soddisfazione dell'azienda che cerca il lavoratore, l'outplacement guarda al lavoratore in uscita dall'azienda e al suo futuro professionale.

La definizione specifica: "uno o più dipendenti in uscita". Quando si tratta di un dipendente si parla di ricollocazione individuale, quando si tratta di più dipendenti si parla di ricollocazione di gruppo. "L'outplacement individuale è rivolto a figure di livello medio-alto" spiega Sergio Pandolfi, direttore generale di Fairplace consulting Italy. "Mentre quella di gruppo si attua in caso di riorganizzazioni aziendali o ristrutturazioni". In genere, comunque, è sempre l'azienda a pagare (salvo in un caso che vedremo più avanti).

I vantaggi per l'azienda

Ma cosa spinge un'azienda a spendere dei soldi per trovare lavoro a un ex dipendente? Quali sono i vantaggi? "Spesso i costi di uscita dei quadri e dei dirigenti diminuiscono notevolmente", risponde Massimiliano Bergomi, consigliere delegato di Sesvil, "riducendosi anche le controversie legali connesse a una procedura di licenziamento; oltre al fatto che l'immagine aziendale migliora e si rafforza. Nel caso di outplacement collettivo, poi, agevola l'accordo con il sindacato e contribuisce a creare un clima di "pace sociale"".

Per svolgere l'attività di outplacement bisogna essere iscritti a una sezione specifica (la quinta) dell'Albo del Minstero del lavoro. Ci sono agenzie per il lavoro che hanno anche l'autorizzazione all'outplacement (per esempio Adecco) e società che svolgono esclusivamente attività di outplacement. Fairplace, nata a Milano nel 1993, parte del gruppo Uno holding, è tra queste. "Per molto tempo - spiega Pandolfi - l'outplacement è stato uitilizzato quasi esclusivamente dalle multinazionali americane ed europee; negli ultimi anni, grazie anche all'azione delle organizzazioni sindacali, è stata utilizzata da società italiane, anche padronali, e non grandissime: tra queste, per esempio, la bresciana Bialetti".

Nuovo interesse grazie alla "dote"

Sta di fatto che l'idea inizia a girare di più. "In contesti di crisi, c'è maggiore attenzione al supporto da fornire al lavoratore, perchè i rischi di emarginazione sono più forti". Fairplace ha stabilito un rapporto stabile con la Cisl (a Brescia e non solo) e con il suo ente di formazione Ial, grazie anche al sistema della "dote" regionale che facilita l'utilizzo dell'outplacement. La dote infatti finanzia con fondi pubblici percorsi di ricollocamento. "Un aspetto positivo di questa crisi è che il pubblico è obbligato a riflettere sulle sue responsabilità e a cercare strade nuove. Dal punto di vista del metodo la Regione Lombardia ha preso la strada giusta: lavorare per ricostruire l'occupabilità del lavoratore. Se un lavoro non è più richiesto, o si tiene il lavoratore in cassa integrazione all'infinito, oppure bisogna dargli competenze nuove". Così operaie tessili possono diventare ausiliarie nella sanità o commesse nella grande distribuzione, e operai generici possono qualificarsi".

Tra le società bresciane, Sesvil è la prima ad aver ottenuto l'autorizzazione alla ricollocazione professionale. "La nostra consulenza si articola in due fasi" dice Massimiliano Bergomi. "La prima mette a fuoco le caratteristiche personali e professionali dei candidati, definisce l'obiettivo di carriera, trasmette le tecniche di scrittura del curriculum e di gestione del colloquio. Infine identifica i canali di ricerca e il mercato di riferimento". La seconda fase è la ricerca di lavoro vera e propria. "I consulenti aiutano i candidati a individuare le aziende, a prepararsi alla selezione, controllando i risultati e la strategia, I dati statistici - conclude Bergomi - indicano che i candidati supportati dall'outplacement trasformano spesso il distacco dall'azienda in opportunità di carriera". Un buon motivo perchè aziende, sindacati ed enti pubblici approfondiscano la conoscenza di questo strumento.

Marco Sampognaro

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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