Un carciofo. Purché non di classe

Riflessioni dopo la cena di classe
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Queste giornate ancora fredde mi sono propizie per cominciare a riflettere sul mio orto. La mia è una coltivazione viva, che muta, cresce, si arricchisce. La novità 2018 saranno i carciofi. Ho già acquistato le piantine, per ora sono a dimora in piccoli vasetti, poi troveranno la loro collocazione in una zona ben soleggiata. Il carciofo è un ortaggio ricco di proprietà benefiche, è utile per il fegato, aiuta a eliminare le tossine e favorisce la diuresi. E poi come insegnava Ernesto Calindri, assiduo bevitore di Cynar (liquore appunto a base di carciofo), è un rimedio al logorio della vita moderna.

Ne ho quindi ampiamente bisogno io dopo avere partecipato alla cena di classe, non quella scolastica, ma (ben peggio) quella anagrafica. Alcuni incontri sono stati in verità carichi di soddisfazioni. Come rivedere quello che un tempo era un atletico biondino dagli occhi azzurri, ovviamente adorato da tutte le ragazze, e che oggi ha solo gli occhi azzurri; o incontrare la più bella ragazza di tutta l’annata, quella che se ti salutava una volta in più lo considerava un gesto di volontariato, e notare che la pena del contrappasso esiste eccome.

Ma c’è poco da bearsi. Perché, dopo una vita da mediano, mentre raccogli i frutti («te Francesco non invecchi mai»), arriva lei, quella che alzava sempre la mano per rispondere alle domande della maestra, quella che ti criticava per le camicie a righe (inadatte a suo dire per un bambino di 7 anni) e sentenzia sferzante: per forza, a vent’anni ne dimostravi quaranta, ora sembri quello che sei, vedremo i prossimi anni. Spietata, come la vita. 

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