Se la Girella non è per sempre

Se dovessi fare una dichiarazione d’amore a una verdura del mio orto sceglierei senza tentennamenti il cicorione pan di zucchero. Ci siamo incontrati quasi per caso, ci siamo guardati, ma l’intesa non è stata immediata, non è stato insomma un colpo di fulmine. Non ci è voluto in verità molto per capire che nessuno come il cicorione pan di zucchero mi avrebbe mai regalato simili soddisfazioni. Quel suo resistere con convinzione ai parassiti; quelle sue foglie giganti e splendidamente verdi che prendono corpo in poche settimane; quella sua consistenza deliziosa sia da crudo che da lessato. Insomma, una meraviglia. Nelle scorse settimane, anziché mettere a dimora delle piantine, l’ho seminato: e ovviamente anche in questo caso non mi ha deluso. Nonostante l’autunno proceda il suo cammino, il cicorione è già alto almeno una decina di centimetri. Confido di gustarlo tra pochi giorni.
Ma la vita non è fatta soltanto di gioie. Ero all’Auchan a fare la spesa e cosa vedo? La Girella ai frutti rossi. Le ho prese gustando già la cocente delusione. Ma perché rovinare così un mito? Perché? Come i miei coetanei nati negli anni Settanta, sono disposto a discutere di tutto, ma non delle merendine: in cima alla mia top ten ci sono i Tegolini. Le merendine sono state la liberazione dalle torte fatte in casa, l’emancipazione adolescenziale dalla crostata con la marmellata a km zero. Davanti alla tv abbiamo cavalcato la rivoluzione dello Yo-Yo e del Soldino. Decenni dopo guardiamo con orgoglio il nostro Goldrake in miniatura mangiando una mela.
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