L'affascinante isola ecologica

Luoghi inaspettatamente romantici
Una discarica - © www.giornaledibrescia.it
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Esauste dopo la straordinaria produzione estiva, le piante del mio orto hanno infine concluso il loro percorso. È stata una stagione incredibilmente appagante, e questo ha reso meno tristi le operazioni di estirpazione degli ormai rinsecchiti produttori di esaltanti ortaggi. Mi applico sempre controvoglia nell’attività di pulizia dell’orto, non (come si potrebbe troppo facilmente pensare) per la volontà di rifuggire dall’impegno fisico, ma perché il mio spirito è quello speranzoso e sognante della primavera, non quello dei bilanci autunnali. Ma se insacco incupito, vado poi gioioso all’isola ecologica, un luogo che trovo oltremodo affascinante. Ognuno ha i suoi gusti.

Giulio Andreotti chiese alla moglie Livia di sposarlo durante una passeggiata pomeridiana al cimitero. Lui le disse che poteva ovviamente prendersi tutto il tempo che voleva per decidere, ma lei disse subito sì senza esitazione. Il luogo pareva, evidentemente, appropriato a entrambi.

Io amo l’isola ecologica fin da quando si chiamava discarica. È un formicaio umano frequentato da personaggi straordinari; io adoro gli osservatori compulsivi, arrivano con un sacchetto di foglie secche pieno a metà e poi (con elegante indifferenza) scrutano per ore l’andare e il venire. A me piacciono i mobili ormai sfasciati, li guardo e mi ritrovo nelle case che li hanno ospitati per decenni. Mi immagino in un salottino a gustare una tazza di té mentre chiacchiero amabilmente con la padrona di casa.

Poi iniziano a suonare i clacson di quelli in coda e torno alla dura realtà, anche all’isola ecologica il romanticismo è per pochi.

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