Il milione di euro del signor Bonaventura

Il mitico signor Bonaventura viveva mirabolanti avventure e alla fine veniva ricompensato con un assegno da un milione di lire. Eravamo agli inizi del Novecento e quella cifra rappresentava il tesoro inarrivabile per quasi tutti gli italiani. Se quel personaggio dei fumetti tornasse oggi ambirebbe ovviamente a un milione di euro. Chi di noi non sogna quell’appagante gruzzolo?
Per farne gli usi più svariati sia chiaro, dipende da persona a persona. Io, per esempio, che bado più alla sostanza rispetto alla forma, a una composita formazione culturale piuttosto della ricerca di una vanità esteriore, io che non mi fermo alle apparenze ma valuto l’individuo per il suo essere più profondo, io che mi batto per le battaglie del nostro tempo, e per questo ho smesso di depilarmi le ascelle, ecco: io un milione di euro lo utilizzerei per rendere migliore la società. Ma chiaramente non posso pretendere da tutti un tale livello di integerrimo rigore morale.
Mi ha quindi molto colpito la vicenda di un pensionato vicentino che dopo aver portato all’isola ecologica la sua vecchia fotocopiatrice si è ricordato di aver nascosto nel cassetto della carta un milione di euro in banconote da 500. Con il sangue in ebollizione è corso in discarica, giusto in tempo per vedere una marea di coriandoli rosa uscire dalla macchina tritatutto. Financo noi anime pure ci poniamo però delle domande. Puoi nascondere un milione in cantina e dimenticartene? Personalmente passerei ogni sera a dargli la buonanotte. Ma soprattutto: se ti dimentichi di un milione di euro, quanti altri ne hai nascosti?
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