NON SI RUBA A CASA DEI LADRI

Regia: Carlo Vanzina
Con: Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri, Maurizio Mattioli, Ria Antoniou ,Teco Celio, Lorenzo Balducci, Liliana Vitale, Barbara Ramella, Ralph Palka Genere: commedia
Distribuzione: Warner
Antonio Russo (Vincenzo Salemme) è un piccolo e onesto imprenditore napoletano la cui azienda di pulizie è fallita perché ha perso una gara d'appalto truccata, ragion per cui per poter pagare il master alla figlia negli Stati Uniti, lui e la moglie Daniela (Stefania Rocca), che lo ama e condivide le sue scelte, si adattano a lavorare come camerieri nella lussuosa villa del faccendiere romano Simone Santoro (Massimo Ghini), che vi vive con la fidanzata prosperosa e arraffona, oltre che ignorante, Lori (Manuela Arcuri) e che intrallazza e corrompe a più non posso grazie alla protezione di un onorevole pugliese ammanicato con la criminalità organizzata. È questo lo spunto di “Non si ruba a casa dei ladri” dei fratelli Vanzina, Carlo regista ed Enrico cosceneggiatore, i figli di Steno, tra i pochi, se non gli unici, che il cinema italiano fa lavorare a tempo pieno, magari apprezzati dal pubblico, ma bistrattati dalla critica nonostante alcune felici intuizioni e spesso non a torto per la superficialità e il macchiettismo delle loro produzioni che sono solamente pallidi fantasmi di quella che era un tempo la commedia all’italiana con la sua capacità di graffiare profondamente nel tessuto connettivo dei vizi italiani e nel contempo di applicare la felice regola del “castigat ridendo mores”: con la risata denuncia il malcostume. Cosa che però hanno fatto, reduci dall’estivo “Miami Beach” sugli italiani all’estero e non in vacanza, con questo loro film, il cinquantanovesimo da quando esordirono nel 1976, di qualità più elevata nella scrittura e realizzato con attori che in gran parte non si limitano ad essere macchiette.
Per altro non così innovativo per loro, che già nel 2004 avevano realizzato “In questo mondo di ladri”, storia abbastanza macchinosa di truffe e controtruffe, e che qui però chiamano in causa (ma molto molto alla lontana) ”American hustle”, ma anche il vecchio “Crimen” per la trasferta di un gruppo di italiani all’estero coinvolti in un clima da giallo. Ma procediamo: capita che l’onorevole intrallazzatore finisca in manette e che Simone si veda costretto a recuperare in fretta e furia i fondi che ha nascosto in Svizzera, manovra che rivela ad Antonio che è stato proprio il suo datore di lavoro a pilotare la gara d'appalto fasulla che gli è costata l'azienda, ragion per cui decide di vendicarsi, non già consegnando Simone a una giustizia che potrebbe essere manipolata e quindi dagli esiti incerti, ma colpendolo dove gli fa davvero male: nel portafogli. Ecco allora Antonio organizzare una banda di cui fanno parte la moglie Daniela, il venditore d’auto finito sul lastrico e ridotto a fare l’autista Maurizio Mattioli (che qui lascia il consueto romanesco per deliziose inflessioni piemontesi), e cui bella Ria Antoniou, ragazza seria e prosperosa che si deve far passare per leggera. Poi tutti in trasferta a Zurigo, dove c’è la banca in cui Simone ha depositato i suoi soldi malacquisiti: basta farsi passare per lui e far passare Daniela per Lori, coppia di cafoni arricchiti da barzelletta (e da film di Verdone) per ingannare un austero banchiere tedesco che proprio irreprensibile non è anche se si atteggia ad esserlo. Semplice, no?. O forse non proprio così semplice… D’accordo, non è un capolavoro, non è esente da qualche caduta di gusto, ma non ha volgarità, offre anche qualche battuta intelligente e qualche bagliore della commedia all’italiana dei bei tempi saporosa e graffiante c’è, vedi i riferimenti all’attualità con tanto di ”Mafia capitale” (la festa in costumi da Roma imperiale) e i due protagonisti non sono stereotipati, ma abbastanza ben costruiti, in particolare il personaggio di Ghini che soffre di ulcera, ha nostalgia di un passato, in cui un certo pesce pipa è ciò che Rosabella (o Rosebud) era per il magnate Kane in “Quarto potere” di Orson Welles, e si rende perfettamente conto di avere accanto un'arraffona ignorante (molto ben interpretata da Manuela Arcuri, tornata sul set dopo anni di assenza: l’ultima volta fu nel 2003). Vizi (tanti) e virtu' (pochissime) descritte con buon mestiere e buon ritmo. Reperibile in dvd con backstage e trailer per extra.
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