MORTE A VENEZIA

Regia: Luchino Visconti
Con: Dirk Bogarde, Silvana Mangano, Björn Andresen, Romolo Valli
Genere: drammatico
Distribuzione: Warner
Premio del 25° Anniversario del Festival di Cannes nel 1971 a questo film che Luchino Visconti ha tratto con fedeltà di spirito e struggente partecipazione venata di autobiografismo dall’omonimo romanzo breve di Thomas Mann. Il tema è la passione senescente di un artista in declino per un adolescente di straordinaria bellezza che si trasformerà in una sorta di Angelo della Morte: magnifica, densa di significati e fortemente evocativa la sequenza sulla spiaggia che conclude il film sottolineata dall’Adagietto della Sinfonia N. 5 di Gustav Mahler. Compositore che diventa l’anima del film e del quale sono eseguiti anche alcuni brani della Sinfonia N. 3 in un operazione di disvelamento compiuta dal regista italiano: fu proprio a Mahler, compresa la tragica perdita della moglie e della figlia, che si ispirò Mann nello scrivere la storia, anche se poi lo trasformò sulla pagina in un letterato mentre Visconti fece tornare il protagonista un raffinato compositore. La vicenda si svolge nella Venezia del 1911, dove arriva all’Hotel des Bains al Lido per una vacanza riabilitativa (era stato vittima di una crisi cardiaca) il musicista Gustav von Aschenbach (un Dirk Bogarde perfetto nella toccante intensità e tormenti interiori del personaggio). E proprio sulla spiaggia egli rimane colpito dalla bellezza efebica di un giovanissimo polacco, Tadzio, di cui si infatua e che lo mette in crisi profonda, conscio della follia e immoralità della sua passione e dall’altro deciso – e in qualche modo costretto dal destino che gli ha impedito di partire - ad assecondarla, limitandosi però ad osservarlo, ma anche cercando una giovinezza perduta che lo induce a tingersi i capelli ed a farsi pesantemente truccare. Il tutto mentre a Venezia è scoppiata un’epidemia di colera che le autorità tengono nascosta per non perdere i turisti, ma che traspare dalle passeggiate che Gustav fa in città, ulteriore elemento di disfacimento e morte imminente. Un film meditativo ed estetizzante, in cui Visconti, sempre maniacale nelle ricostruzioni d’ambienti stavolta lo diventa per il paesaggio che, assieme alle musiche, sin dalle immagini iniziali ’diventa simbolo dello spegnersi della vita. Chi cerca azione e ritmo lo eviti: lo troverà lento e macerato; per gli altri, uno dei Visconti migliori, pur se non tra i suoi capolavori.
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