MONSIEUR BATIGNOLE

Regia: Gérard Jugnot
Con: Gérard Jugnot, Jules Sitruk, Jean-Paul Rouve, Michele Garcia
Genere: drammatico/commedia
Distribuzione: Cecchi Gori
C’è un’ombra nera e sgradevole che pesa sulla Francia invasa dai nazisti che narrativa e cinema tendono spesso ad ignorare, o che lo stesso pubblico ignora quando ne parlano, vedi tra l’altro l’ostracismo al pur pregevole “Les miserables” di Lelouch che “attualizza” fatti e personaggi del capolavoro di Hugo negli Anni 40. Ombra che non è tanto e solo il collaborazionismo di buona parte della popolazione con i nazisti, ma che è anche l’aver approfittato della tragica sorte degli ebrei francesi, lasciati indifferentemente al loro destino di morte per prendere possesso dei loro averi a cominciare dalle case. Infamia nata con il Rastrellamento del Velodromo d'inverno del 1942 e rievocata nel 2010 a tinte drammatiche e con tagli diversi in “La chiave di Sara” e “Vento di primavera” (film segnalati in passato nel blog), che fece pure da spunto nel 2002 a questa gradevole (per taluni ipercritici sin troppo assolutoria) pellicola ben diretta e interpretata con sensibilità dallo stesso regista Gérard Jugnot che si muove fra simpatica ironia e denuncia. Monsieur Batignole è un macellaio che pensa solo ai suoi affari, ma che viene tirato in campo dalla moglie quando, dopo il rastrellamento in questione, lei chiede al fidanzato fervente filonazista della figlia di intercedere nei confronti dei tedeschi per ottenere il prestigioso appartamento dei vicini ebrei deportati, i Bernstein. La crisi di coscienza è tacitata solo momentaneamente, perché quando si presenta in negozio uno dei bambini Berntesin sfuggito alla cattura, non solo Batignole decide di aiutarlo e nasconderlo, ma di fare lo stesso anche con due sue cuginette. Una scelta di campo che lo costringerà a schierarsi contro il futuro genero e soprattutto a fuggire con i bimbi cercando di raggiungere la Svizzera: riuscirà ad eludere i controlli? Non è sempre vero che le lezioni sono pesanti: questa è ben impartita.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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