Michaela Benthaus, prima astronauta in sedia a rotelle: «Ma non l’ultima»

La 33enne tedesca dell’Agenzia spaziale europea volerà sul New Shepard di Blue Origin: «Ci aspettano tante sfide scientifiche e spero che il mio viaggio possa creare più opportunità per persone come me»
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L'intervista a Michaela Benthaus
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«Molta gente pensa che stiamo mettendo in campo un esperimento fantascientifico, ma in realtà sono io stessa l’esperimento». Le parole di Michaela Benthaus, 33enne ingegnera dell’Esa, rendono bene l’idea del nuovo confine che l’Agenzia spaziale europea (Esa) è pronta a superare: la 33enne tedesca sarà infatti la prima persona in sedia a rotelle a viaggiare nello spazio.

Vittima nel 2018 di un incidente in mountain bike che la costrinse sulla carrozzina, parteciperà a una missione suborbitale a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin.

«Nessuno lo ha mai fatto – conferma Benthaus in un’intervista a TotalEU –, e ci sono tanti aspetti sui quali dobbiamo lavorare. In primis è necessario capire come farò a entrare e uscire dalla capsula, così come nel modulo d’emergenza». Vi è poi un aspetto pratico legato alla microgravità presente in orbita: «Dobbiamo capire come potrò gestire le gambe – spiega la 33enne –, perché quando lasciate libera a bassa gravità vanno dove vogliono».

L’ingegnera infatti non controlla gli arti inferiori «e per questo abbiamo ideato una cintura con due supporti fissati al velcro sulle pareti». Perché il viaggio di Benthaus è sì una sfida umana, per abbattere barriere mentali, ma soprattutto una missione scientifica.

Sul razzo la donna salirà in virtù delle sue competenze: «Sono stata fortunata – minimizza –, perché sì ho lavorato per un po’ sull’accessibilità nella space industry, ma a un certo punto sono entrata in contatto con le persone giuste nel momento giusto».

Di certo quello che Michaela Benthaus sta per fare – la data del lancio non è ancora stata comunicata – è un traguardo enorme per le persone con disabilità: «Siamo ancora agli albori – confida in post sul suo canale Instagram –, ma sono davvero grata e spero che questo possa ispirare un cambiamento di mentalità in tutto il settore spaziale, creando più opportunità per persone come me. Potrei essere la prima, ma non ho alcuna intenzione di essere l’ultima».

E alla domanda su cosa potrebbe urlare osservando il pianeta dall’alto, la sua risposta è semplice e potente: «Proteggi la nostra Terra».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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