Storie

L'ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA

Regia: Raimondo Del Balzo
AA

Regia: Raimondo Del Balzo
Con: Renato Cestié, Bekim Fehmiu, Agostina Belli, Margherita Horowitz, Margherita Melandri, Filippo Degara, Raika Juri, Giovanni Petrucci, Nino Segurini, Carla Mancini
Genere: drammatico/strappalacrime
Distribuzione: CineKult

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Appartiene alla serie del film in cui – più una volta di adesso – all’uscita si sentiva qualche spettatore dire “Che bello! Ho pianto tanto” questo “lacrima movie cult” made in Italy del 1973 fino ad adesso inedito in dvd nonostante all’epoca sia stato uno dei grandi successi delle festività di fine anno incassando la considerevole somma di un miliardo e duecento milioni che lo collocò al 17mo posto al box office della stagione cinematografica 1973-74  e che aprì, o meglio riaprì, la strada al filone noto come “strappalacrime” già molto in voga tra la metà degli Anni 40 e la metà degli Anni 50 e prima ancora durante il periodo del cinema muto che nel 1969 si era trionfalmente rifatto vivo con “L’albero di Natale” di Terence Young. Un genere che sembra facile dal momento che basta prendere la coppia di un bambino e di un adulto, il sesso è intercambiabile, nella quale uno dei due – non importa chi, ma meglio il bimbo anche se Zeffirelli nel 1970 con “Il campione” fece l’opposto – ha una malattia anche lo porterà alla morte; ovviamente è pure necessario e doveroso che si tratti di una coppia in disaccordo che però arriverà a rappacificarsi e a comprendersi poco prima della scomparsa di uno dei due. Facile però per modo di dire perché il rischio è di cadere nello stucchevole, cosa che molti, tra cui coloro che cercarono di ricalcare questo melodramma di successo, non sono riusciti ad evitare. Del Balzo, che due anni dopo avrebbe ritentato il colpo, con esito discreto pur se non pari a questo, con “Bianchi cavalli d’agosto”, che però non finiva con la morte del bimbo di una coppia in crisi, ma con una generale riappacificazione dopo che il dramma era stato sfiorato, seppe lasciare un’impronta personale usando nella giusta misura e un po’ di distacco la materia patetica adeguatamente accompagnato dalla colonna sonora di Franco Micalizzi il cui leit-motiv scalò la  Hit parade e dalla direzione della fotografia di Roberto D’Ettorre Piazzoli. Del resto lo zucchero e il miele non fecero mai parte sovrabbondante della ricetta dei lacrima movie da lui cucinati anche successivamente. Da notare che i due protagonisti erano noti al grande pubblico italiano grazie alle loro apparizioni in maxiproduzioni Rai: Bekim Fehmiu  era stato Ulisse nelle 8 puntate del “L’Odissea” mentre il piccolo Leonardo Cesti era stato Leonardo bambino nello sceneggiato di Castellani sulla vita del genio da Vinci. Fehmiu è qui un avvocato di successo a Perugia rimasto vedovo con un figlio preadolescente, Luca (Renato Cestiè, bravo, bello, simpatico, la cui ottima prova è il fulcro e il motivi di successo del film). Incapace di badare da solo al figlio, Roberto lo iscrive a un collegio, dal quale il bambino esce solo durante le vacanze, ma là Luca soffre per la rigida disciplina e per la mancanza di affetto, soprattutto quello della madre.

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Quando il bimbo torna a casa per le vacanze di Pasqua si sente trascurato dal genitore, sempre molto preso dal lavoro e così trascorre così il tempo con la domestica Mariolina, una compagna di collegio Stefanella e Bernardo, amico di vecchia data dei suoi genitori. Per accontentare il figlio, che lo pressa di  richieste, Roberto lo porta con sé in una breve vacanza al mare durante la quale gli fa conoscere Veronica (Agostina Belli), la nuova compagna di suo padre e di cui ha non poche difficoltà ad accettare la presenza, la quale però riesce a guadagnarsi l'affetto ed anzi rimprovererà Roberto di trascurare il figlio per il lavoro. Indotto a riflettere della fidanzata, Roberto promette a Luca che non appena si sposerà con Veronica lui tornerà a vivere con loro e lascerà il collegio facendolo felice. E anzi decide addirittura di fargli trascorrere una breve vacanza sulla neve prima del rientro in collegio e qui scoppia il dramma: durante una discesa con lo slittino Luca cade e si ferisce ed è ricoverato in ospedale dove accusa debolezza: i medici consigliano così al padre di riportare il figlio a Perugia e farlo esaminare lì e le analisi rivelano che Luca è malato di una grave forma di leucemia le cui cure si rivelano inefficaci. A questo punto, Roberto capisce quanto abbia trascurato il bambino e sommerge di attenzioni suo figlio, il quale è però conscio del destino che lo attende. Ovviamente gran finale a… (il dove non va rivelato perché è uno dei punti di forza del film) e chi è sensibile ha lacrime per piangere tira fuori i fazzoletti… I film sulla malattia sono tanti, ma questo per chi ama il genere è ben studiato e ancora visibile ed efficace.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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