LOVE BATTLEFIELD

Regia: Pou-Soi Cheang
Con: Eason Chan, Niki Chow, Wang Zhiwen, Qin Hailu, Kim-Fai Che, Candy Cheung
Genere: azione
Distribuzione: Far East film
Era stato definito il più importante esponente del “new horror” coreano Pou-Soi Cheang, ma dopo un paio di film meno felici nel 2004 ha deciso improvvisamente di cambiare genere e di dedicarsi al noir d’azione con questa pellicola distribuita da Far East film mai arrivata in sala e che ho voluto recuperare e segnalare dopo aver apprezzato il teso e crudele “Motorway”. Eppure l’inizio non fa prospettare per nulla il sangue che scorrerà, anzi è romantico con i giovani Yui e Ching che, complice un passaggio in bicicletta, s’innamorano e si mettono e vivere insieme, solo che nel giro di pochi minuti dall’idillio si passa alla crisi e li vediamo decidere di andare in Europa per un viaggio che dovrebbe rinfocolare la loro relazione. Almeno così vorrebbero, ma Il giorno della partenza la loro macchina viene rubata e il furto scatena una furiosa lite tra i due che sfocia in rottura. Sulla strada per l'aeroporto, Yui ritrova la propria auto, ma è catturato dalla banda che l'aveva rubata, corrieri della droga cinesi armati fino ai denti e guidati da un bandito di nome Wah, il quale, scoprendo che Yui è un infermiere, lo obbliga a curare un suo compagno ferito e lo tiene in ostaggio per future incombenze mediche mentre con i suoi accoliti semina morte e terrore ovunque vada. Attenzione però, il titolo è “Love battlefield”, Amore campo di battaglia, e viene confermato dal ruolo che nella vicenda hanno Ching, che quando viene a sapere che il marito è tenuto prigioniero, si mette a cercarlo, e la moglie dal capobanda, da lui molto amata e che è in attesa di un figlio.
Finale non rivelabile, ovviamente, mentre va notato che il film ha ottimi momenti drammatici (fantastica la sequenza in ospedale con le due protagoniste femminili a confronto), improvvise esplosioni di azione e violenza magari al ralenti in stile Hong Kong (la splendida, surreale e sanguinosa sequenza su una sopraelevata trafficata, o quella del sacco di cocaina che vola in cielo sotto forma di nuvola esplosiva) e che Cheang narra questa storia sul perenne conflitto tra Bene e Male lasciando la polizia sullo sfondo e puntando sugli individui, uomini come donne, sulle scelte personali che trasformano una vita. Decisamente personale la scelta delle riprese con la cinepresa che inquadra frammenti di città apparentemente dimenticando gli eventi dei personaggi, si tratti di edifici abbandonati, località portuali, autostrade, slanciati condomini freddi, parcheggi… Da sconsigliare a chi non ama il cinema coreano con eccessi di violenza e sangue, ma chi ama il genere è ben servito.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato