Storie

LO CHIAMAVANO TRINITÀ

Regia: E.B. Clucher (Enzo Barboni)
AA

Regia: E.B. Clucher (Enzo Barboni)
Con: Terence Hill, Bud Spencer, Farley Granger, Remo Capitani, Dan Sturkie, Ezio Marano
Genere: western/commedia
Distribuzione: Mustang

trinità.jpg

È un film di culto per più ragioni, non solo per gli incassi all’epoca molto elevati, entrato nella storia del cinema italiano e che, dopo essere stato per anni fuori catalogo, e a distanza di pochi mesi dalla scomparsa di uno dei suoi protagonisti, Bud Spencer alias Carlo Pedersoli,  fa ritorno nelle videoteche in un’edizione in vendita a prezzo non elevato e di tutto rilievo, vedremo dopo perché. Dico invece subito che anche se “Lo chiamavano Trinità” non è il primo western della coppia formata da Terence Hill (Mario Girotti) e Bud Spencer che Giuseppe Colizzi aveva creato e lanciato nel 1967 con “Dio perdona... io no!” e ripreso per “I quattro dell'Ave Maria” (1968) e “La collina degli stivali”, è il capostipite del filone comico dello spaghetti-western in cui la violenza congenita del genere, con Sergio Leone ed i suoi imitatori e malversatori divenuta sempre più accentuata, si trasforma in scenette ridanciane dove le colossali scazzottate si sono sostituite a pistole e sparatorie. La trovata fu dell’ex-operatore Enzo Barboni, responsabile anche del soggetto e della sceneggiatura oltre che della regia, che allora iniziò a firmarsi E.B Clucher e che avrebbe poi lavorato spesso con i due. Barboni che, si dice, non avesse inizialmente l’intenzione di fare il film che ne uscì, ma solo di ricalcare le orme dei precedenti western del duo. Strada facendo però il progetto, non si sa quanto per le intuizioni del regista e quanto per l’intervento dei due, fu cambiato e ne uscì appunto quello che il pubblico ha conosciuto ed amato, un mix di luoghi, personaggi clichè tipici del genere western con le gag tipiche della  tipiche della commedia all’italiana e il ricordo parodistico dei film con Maciste ed Ercole.

trinità3.JPG

E in cui non poca importanza e per certi versi anzi fondamentale (cosa che con “...e poi lo chiamarono il Magnifico” del 1972 con il solo Terence Hill sarebbe stata più che evidente, quasi un plagio) fu l’influsso della saporosissima saga a fumetti del belga Morris con il cowboy Lucky Luke. Trinità (Terence Hill) un vagabondo pigro, sornione e a prima vista totalmente innocuo, ma sotto l’aspetto trasandato si cela un abilissimo pistolero che a furia di duelli si è costruito la fama e il soprannome di “mano destra del Diavolo”. Ora egli va in giro alla ricerca di suo fratello soprannominato Bambino (Bud Spencer), ma che in realtà è un omone pronto a far andare le mani e conosciuto come “mano sinistra del Diavolo”, il quale si è installato abusivamente nell’ufficio dello sceriffo di una piccola cittadina e ne fa le funzioni in attesa dell’arrivo dei suoi due complici, Faina e Timido, con cui ha intenzione di rubare una mandria di cavalli non ancora marchiati. L’arrivo nella cittadina di Trinità creerà non pochi guai a Bambino che non solo dovrà rinunciare al suo piano criminale, ma che addirittura, assieme al fratello, il quale nonostante le apparenze ha il cuore tenero e lo stimola in proposito, si schiererà dalla parte di una pacifica comunità di Mormoni minacciata dal losco Maggiore (Farley Granger) che vuole impadronirsi della loro vallata per farne zona di pascolo per le sue mandrie. L’intervento di Trinità e Bambino costringerà il Maggiore ad allearsi con il suo rivale Mezcal (Roberto Capitani), capo di una banda di tagliagole che terrorizza la vallata e sarà epica scazzottata che vedrà i fratelli vittoriosi. E pronti a tornare sullo schermo  l’anno successivo con “...continuavano a chiamarlo Trinità”. Da allora e fino al 1985 Hill e Spencer sono divenuti una miniera d’oro per lo schermo, famosi e ricercati anche all’estero (in particolare in Germania, dove la loro fama è ancora viva come testimonia il settore home video tedesco), salvo poi declinare un po’ per carenza di idee nuove e un po’ per usura dovuta all’eccesso di passaggi televisivi sui canali privati, cosa che avviene periodicamente pure ora. Il curioso è però che la loro filmografia prima in vhs e ora in dvd e in blu ray (pochi in verità) è abbastanza insoddisfacente perché i loro film sono spesso apparsi manipolati, con scene tagliate (questioni di risparmio del supporto?) e in qualche caso persino un diverso montaggio, Cosa che è capitata pure con questo film e il suo sequel. Ma che finalmente, grazie a Mustang, hanno trovato una versione degna  della fama conquistata (“...continuavano a chiamarlo Trinità” sarà in vendita ai primi di ottobre) che sulla fascetta reca la scritta “Nuova edizione”, peccato solo che sia limitata al dvd e che non ci sia stato il coraggio di proporla pure nel migliore blu ray, come avvenuto invece in Germania: il master proposto  è pressoché integrale, frutto – riporto la scritta - di “una ricerca storico-filologica che ha portato al reinserimento di 4 minuti eliminati dall’edizione cinematografica integrale del 1970” e la resa audiovisiva assai superiore alla precedente tanto da apparire fatta in alta definizione. Gli extra, già presenti sul vecchio disco, sono: le interviste a cura di Mario Sesti “Continuano a chiamarlo Trinità” e “La mia vita da bambino”, il trailer e la galleria fotografica. Bud Spencer può essere ricordato anche così, con un’ulteriore abbuffata di risate…

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato