Storie

LETTERA AL KREMLINO

Regia: John Huston
AA

Regia: John Huston
Con: Patrick O'Neal, Bibi Andersson, Richard Boone, Lila Kedrova, Orson Welles, Charles Laughton
Genere: spionaggio
Distribuzione: Sinister film

03-LETTERA AL KREMLINO_alta
Tra i grandi del periodo d’oro di Hollywood, John Huston nella sua lunga carriera di regista (ma è stato anche sceneggiatore e spesso pure attore) come altri suoi illustri colleghi si è cimentato spesso con esiti eccellenti o almeno di riguardo, ma solo tre volte con la spy story. La prima, nel 1967, è stata nel film a cinque mani “James Bond 007 - Casino Royale”, curioso pastiche parodistico (e per qualcuno solo un pasticcio: gli attori che interpretavano Bond erano più di uno, compreso l’allora poco noto Woody Allen nel ruolo del nipotino Jimmy Bond)) che si faceva beffe, titolo originale a parte, del romanzo di Fleming “sfuggito” ai produttori  Broccoli e  Saltzman e solo nel 2007 entrato nella lunga saga facendo vestire a Daniel Craig i panni dell’agente segreto britannico. La terza volta è stata nel 1973 con “L'agente speciale Mackintosh” con Paul Newman e la seconda nel 1970 con questo “Lettera al Kremlino” che ottenne più critiche che consensi e che è considerato tutt’ora tra le opere meno riuscite di Huston tanto che in Wikepedia è segnalato solo come titolo, privo persino di accenni alla trama. Una scarsa considerazione che però non si merita se solo si  considera il sontuoso cast che annovera, tra gli altri, Bibi Andersson, Orson Welles, Max von Sydow e l’italiano  Raf Vallone, ma che è presumibilmente dovuta alla complessità della trama, al fatto che in pieni tempi di bondismo appariva provocatorio e irritante nello spiazzare il pubblico con colpi di scena del tutto imprevisti (il migliore, ma anche il più riprovato dalla critica d’epoca soprattutto di sinistra, nel finale) e con la visione (oggi ahimè definibile anticipatrice) di una Mosca notturna e allucinata dominata da droga e prostituzione e popolata di sadici, ninfomani e canaglie di ogni genere mentre fatti allora definiti improbabili sarebbero capitati in futuro, vedi i casi di Litvinenko e di Juscenko. Film, cupo, duro, crudele, a tratti sadico in cui, per l'obbiettivo non si bada alla correttezza, ma vengono impiegati metodi spregevoli, non è ben chiaro chi siano gli avversari e chi gli alleati, si procede a finte e controfinte e i personaggi sono fortemente realistici (molti pure odiosi), in cui Huston, ancora in tempi di guerra fredda, mostrava l’impossibilità di convivenza pacifica, se non proprio di collaborazione, tra le due superpotenze. Tutto prende il via da una lettera quando meno imprudente firmata da un alto funzionario di Washington viene inviata al Kremlino: in essa è scritto che il Governo Usa si dichiara disponibile ad aiutare l'Urss nella distruzione delle installazioni nucleari nella Repubblica Popolare cinese, ragion per cui la missiva potrebbe provocare gravi complicazioni internazionali qualora cadesse in mano ai cinesi.

lettera3.jpg

Per recuperarla Washington si affida alla Fondazione Tillinger, organizzazione spionistica che lavora su commissione, la quale invia una squadra di spie free-lance di cui fanno parte il capitano Evans, per l’occasione fintamente espulso dalla Marina, un magnaccia, un omosessuale e la figlia di un abile scassinatore alla sua prima esperienza all’estero. È il primo passo di una lotta senza quartiere con la controparte rappresentata  dallo spietato colonnello Kosnov (Orson Welles), capo del controspionaggio sovietico, e dal suo braccio destro (Max Von Sydow), guerra combattuta con ricatti, minacce, corruzione, persino seduzioni ,doppi e tripli giochi  e che causerà varie vittime; ma ne sarà valsa la pena? E il recupero della missiva è proprio la cosa che conta, o c’è altro? Impossibile narrare in breve una trama aggrovigliata e che vide la produzione costringere Huston a eliminare una ventina di minuti a scapito di una più facile comprensione della vicenda: allo spettatore il compito di seguire la fitta trama passo per passo e magari di rivalutare il film che Huston ha diretto con mano sicura e con qualche spruzzata di nera ironia cercando pure di dare ordine e coerenza anche a ciò che potrebbe apparire  illogico. Per extra il solo trailer.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato