Storie

Lavori sgraditi: "Meglio al call center che in fabbrica"

Indagine Cnel Ipsos.
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Commesso, telefonista in un call center, falegname, impiegato esecutivo ma non operaio: i giovani - secondo un'indagine Cnel-Ipsos presentata in questi giorni al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro - fuggono dal lavoro in fabbrica e sono disposti a impieghi più precari e più alienanti pur di non indossare la tuta blu.

Secondo il campione intervistato dall'istituto di ricerca (515 giovani tra i 16 e i 29 anni, oltre a 800 persone rappresentative tra i residenti tra i 16 e gli 80 anni) fare l'operaio rappresenta una sorta di condanna professionale a differenza del telefonista che invece può essere un impiego temporaneo.

Tra i lavori che non si vorrebbero mai fare comunque il primo della graduatoria è il muratore che rappresenta in sé la fatica, il pericolo e anche la precarietà. A seguire per il target dei laureati c'è l'operatore ecologico mentre per i non laureati il lavoro degli incubi, subito dopo il muratore, è il militare (al terzo posto per i laureati). Nei posti immediatamente successivi ci sono gli operatori di fast food, i parrucchieri e gli estetisti, mentre gli operai ottengono il 17% delle risposte tra i laureati e il 12% tra i non laureati (il muratore aveva ottenuto rispettivamente il 38% e il 34%). È considerato assolutamente indesiderabile fare l'insegnante e il professore per il 15% degli intervistati non laureati con una percentuale più che doppia rispetto alle risposte sui commessi (7%).

Fare l'operaio viene considerato il lavoro meno qualificato che ci sia, accettabile solo perché offre uno stipendio sicuro o nel caso la fabbrica sia molto vicina a casa. Alcuni intervistati hanno risposto che come la fabbrica ci sono solo lavori come il becchino o la frittura delle patatine da Mc Donald. Gli intervistati vivono la figura dell'operaio come "statica", un mestiere per chi "non ha scelte".

I giovani intervistati - sostiene la ricerca - non hanno una chiara percezione del ruolo dell'industria manifatturiera in Italia e immaginano il loro futuro nella stragrande maggioranza dei casi "in un ufficio", preferibilmente vicino casa e con orari comodi che consentano di fare altro e di uscire la sera. L'industria - si legge nell'indagine - è "rimossa più che avversata", un luogo ormai "per stranieri", scollegato dal resto del Paese.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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