L'ALDILÀ - E TU VIVRAI NEL TERRORE

Regia: Lucio Fulci
Con: Katherine MacColl, David Warbeck, Sarah Keller, Michele Mirabella, Al Cliver, Veronica Lazar, Dardano Sacchetti
Genere: horror
Distribuzione: Parthènos/Mustang
Prima Mario Bava, poi Riccardo Freda, infine Lucio Fulci… Sono i tre registi che hanno creato e reso grande il cinema horror italiano che il Mystfest di Cattolica nei suoi primi anni di vita ha contribuito a far conoscere anche a coloro che non si erano mai interessati del genere ed a sdoganare nei confronti della critica accademica (che a suo tempo aveva stroncato al momento dell’uscita in sala le loro opere o, come pure accadeva, non le aveva neppure prese in considerazione). Se però nei confronti dei primi due già in Francia era in atto un iter di rivalutazione che cominciava ad attecchire anche nel nostro Paese, per Fulci in Italia non stava accadendo nulla di simile, anzi pesava non poco l’essere passato dai musicarelli a Franchi ed Ingrassia e quindi allo spaghetti western, ma sempre nell’ambito della cosiddetta serie B e anche quando si dedicò a giallo, sulla scia dell’”argentite” in voga, venne preso come un epigono minore arte di Dario Argento nonostante abbia girato tre film importanti del settore che ancor oggi godono di grande rinomanza e considerazione: “Una lucertola con la pelle di donna”, l’eccellente e cattivissimo “Non si sevizia un paperino” e “Sette note in nero” dalle infiltrazioni di paranormale. Nel suo girovagare tra i diversi filoni del cinema popolare, in cui cercava di lasciare sempre qualche impronta personale per colpire o magari choccare lo spettatore (il che lo portò a ribattezzarsi “terrorista dei generi”), Fulci approdò quasi per caso all’horror splatter (quello senza mezze misure, dei cosiddetti effettacci e in cui abbondano immagini di corpi straziati e sangue) quando fu chiamato a dirigere “Zombie 2” in sostituzione di Joe D'Amato e Enzo G. Castellari. Il risultato, anche in fatto di incassi, fu tale da permettergli di realizzare nei primi Anni 80 quella che fu poi chiamata “Trilogia della morte” e che gli fece guadagnare dai critici cinematografici francesi gli appellativi di poeta del macabro e Godfather of gore: “Paura nella città dei morti viventi”, “...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà” e “Quella villa accanto al cimitero”. Di tale trittico di pellicole gore, tutte interpretate da Catriona MacColl, è tornata ora disponibile in dvd la seconda, da molti considerata la più visionaria ed estrema e che è stata proiettata in una versione restaurata a Venezia 2004 alla 61ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, per la rassegna “Storia segreta del cinema italiano - Italian Kings of the B”, occasione che indusse Tullio Kezich a scrivere: “…tra banalità dei contenuti e cattivo gusto sanguinolento riesce a farsi spazio una scrittura cinematografica efficace e persino elegante. Merito di Lucio Fulci, milite ignoto del cinema popolare…”.
Parliamo quindi di questa vicenda che prende le mosse con un prologo in bianconero nel 1927, il Louisiana, in un albergo maledetto perché costruito sopra una delle sette "porte dell'Inferno", quando un pittore accusato di stregoneria viene barbaramente ucciso dalla folla inferocita che lo crocefigge. Si passa quindi al 1981 (l’anno di uscita del film), con la giovane disegnatrice di moda Liza che ha ereditato proprio quell'albergo ormai semidiroccato e che parte da New York per prenderne possesso. Malgrado gli avvertimenti di una veggente cieca che la supplica di andarsene prima che sia troppo tardi, Liza decide di rimanere, perché vuole restaurare l'edificio e non crede agli orrori di cui custodirebbe il segreto. Cosa di cui dovrà pentirsi: alcuni incidenti fanno però capire alla nuova proprietaria che c’è davvero qualcosa di strano e terribile: un campanello suona da una stanza vuota, una mano scheletrica esce dai locali della cantina allagata e strappa gli occhi all’idraulico, la moglie che va all’obitorio per vestirlo si ritrova ammazzata da uno zombi, la figlioletta viene assalita dalla poltiglia di un cadavere disciolto dall'acido... Ed è solo l’inizio, ma sarà in grado la ragazza con l’aiuto di giovane medico di lottare contro le forze dell'aldilà, di trovare un antico libro (Il Libro di Eibon, una creazione della fantasia di Clark Ashton Smith come il Necronomicon lo è di Lovecraft) che potrebbe spiegare come fermare quella che è chiaramente una maledizione? Il film è pervaso da una poderosa ventata di ispirazione e vitalità, ma al tempo stesso incoerente, altalenante, non frutto di una sceneggiatura ferrea, ma apparentemente anche di modifiche estemporanee sul set (lo stesso regista parlò di un susseguirsi di immagini). Una vicenda che richiama vecchi horror in stile Hammer o Amicus, aggiornati però ai tempi moderni, con atmosfere cupe, sangue a ettolitri, gusto per il non sense tra zombi, tarantole assassine (la scena più forte e citata), spettri e altre amenità; un “minestrone” in cui c’è un po' di tutto: esagerazioni e ingenuità a palate, clamorosi buchi di sceneggiatura, ma anche lampi di genio che hanno fatto scuola e che hanno indotto vari appassionati e definire “L’aldilà” il capolavoro del regista romano. Il dvd è privo di extra.
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