Storie

La ruota posteriore montata al contrario: i dadi si tranciano ed il Galletto vola, ma sull’asfalto

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Una sciocchezza. Una vera banalità. Ma che in circostanze particolari può rivelarsi drammaticamente pericolosa.
Ci stiamo riferendo a quelle piccole cose che talvolta accadono nelle nostre motociclette, dettate da distrazioni o più semplicemente da  fatti che non si conoscono, a cui tuttavia il caso assegna un ruolo preponderante.
E’ quanto è accaduto ad un nostro amico al ritorno da un recente raduno di veicoli storici.
L’eccellente pilota, persona affabile e di grande sensibilità, ha da poco acquistato un pimpante Galletto della Moto Guzzi da un anziano proprietario che, nel garantirne le caratteristiche meccaniche, ne ha anche affidato la manutenzione ad un abile meccanico.
Una manutenzione più legata ai trafilaggi del motore ed alla regolazione delle punterie che non ad altro. Tanto che nessuno si è accorto che qualcuno, maldestramente, aveva negli anni  montato la ruota posteriore… al contrario.
Già, perché a beneficio dei meno affezionati al Galletto va detto che la motocicletta ideata da Carlo Guzzi  nel 1950 e prodotta sino al 1967 (un vero record…) è munita di ruote anteriore, posteriore e di scorta del tutto intercambiabili.
La ruota posteriore, in particolare, è fissata sul mozzo (che costituisce il tamburo in ghisa del freno) da quattro prigionieri in acciaio da 9 mm su cui si impegnano quattro dadi in alluminio.
Ebbene, a tenere in sede ed in guida il mozzo del cerchione, provvede la geometria dei quattro dadi, conico contro conico, serrando il tutto in modo solido.
Nel caso del nostro amico chi ha maldestramente montato la ruota non si è curato di osservare l’accoppiamento conico delle sedi dei dadi, così che in appoggio al mozzo è finito il cerchione nella sua parte bombata e non nella superficie piatta.
La conseguenza è stata che nel tempo, evidentemente, quello che era un piccolo gioco sulle quattro viti è diventato un continuo lavorio di acciaio contro acciaio.
Acciaio incrudito dal colpi (quello del mozzo) che ha letteralmente ‘scolpito’ l’acciaio delle viti, sino al punto da inciderne profondamente nell’anima del metallo, arrivando a ridurre il diametro di tenuta a soli pochi millimetri.
Il tutto, incredibilmente senza dare segni evidenti di gioco o di sbandamenti alla ruota.
Poi il disastro: la ruota la vinto la poca resistenza residua delle viti, si ritorta sul mozzo e i dadi (con parte dei tiranti) si sono strappati per rottura clastica.
Il nostro amico è quindi finito di colpo a terra, mentre il Galletto è passato letteralmente sulla sua schiena.
Risultato? Un amico ferito ad una mano e con diverse costole rotte  ed il Galletto letteralmente distrutto.
Frantumato la, dove ogni qualunque Galletto può clamorosamente infrangersi in una sfida con la forza di gravità.
Parafango posteriore divelto, l’anteriore schiacciato, telaio stortato, pedane poggiapiedi segnate, leva della messa in modo piegata sull’albero del forcellone a sua volta compromesso, fermo della forcella piegato, cruscotto di alluminio in una decina di pezzi, contachilometri distrutto e tanto altro ancora.
Insomma, una moto quasi da buttare, se non ci fosse l’affezione e la stima per lo scooterone della Moto Guzzi.
Il tutto per un errore, imprevedibile e imperdonabile, che riporta il tema necessario e rigoroso della manutenzione puntuale e attenta.
Nelle foto che postiamo si vedono a tratti il disastro perpetrato a carico della vecchia moto.
Ma l’appello va a tutti gli amici ‘gallettisti’ e non solo: controllate, controllate e controllate sempre la moto in tutte le sue parti.
I cerchioni in  particolare.
L’insidia è dietro l’angolo. Anzi, nel caso del nostro amico… giusto al centro di una rotatoria e di un mozzo.
Un memento da non scordare.

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Roberto Manieri

r.manieri@giornaledibrescia.it

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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