Storie

LA BATTAGLIA DI ALGERI

Regia: Gillo Pontecorvo
AA

Regia: Gillo Pontecorvo
Con: Brahim Hadjadj, Jean Martin, Yacef Saadi, Samia Kerbash, Ugo Paletti, Fusia El Kader 
Genere: guerra/ storico
Distribuzione: CG entertainament

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Torna in videoteca in dvd e per la prima volta disponibile anche in blu ray  nelle versioni restaurate in 4K questo capolavoro del nostro cinema che ha vinto il Leone d'oro alla 27ª Mostra di Venezia nel 1966 e figura nell’elenco dei 100 film italiani da salvare. È stato pure candidato, senza però che le nomination si trasformassero in statuette,  all’Oscar per la regia e la sceneggiatura originale e all’Oscar per il film straniero. Diretto da Gillo Pontecorvo (“Kapò” del 1959 e “Queimada” del 1969 le altre sue opere importanti in una cinematografia molto limitata: cinque titoli e un corto in tutto) è stato girato ad Algeri, con il sostegno del governo locale, quattro anni dopo che il Paese aveva ottenuto l’indipendenza dalla Francia (era avvenuto nel 1962) con interpreti non professionisti ad eccezione di Jean Martin nel ruolo del colonnello Philippe Mathieu mentre Yacef Saadi, che aveva realmente combattuto durante la resistenza nella file dell’Fln, interpreta il personaggio con risvolti autobiografici di Saari Kader. Secondo lo stesso Pontecorvo “La battaglia di Algeri” è “un atto di accusa è contro il colonialismo, la violenza e la guerra e il mio personale atteggiamento nel girarlo è la pietà umana.". Il film è scottante sotto certi aspetti e anche se ha acquisito ulteriore e particolare valore come opera di testimonianza e di rivisitazione dei fatti storici contemporanei, e se nell’elogiarlo il critico del The New Yorker definì “Pontecorvo, il tipo più pericoloso di marxista, un marxista poeta che ci mostra la forza primitiva degli oppressi, il dolore del partorire la libertà", all’epoca ricevette stranamente ingiuste critiche sia da parte della sinistra (compreso il governo di Algeri, vero e proprio committente dell'operazione, ma anche la critica italiana non lo gradì troppo tanto da non tributargli David e Nastri d’argento) sia come era più logico attendersi dalla destra. Da ricordare ancora che non fu gradito in Francia, dove  uscì con numerose polemiche soltanto nel 1971.

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Eppure le qualità del film sono molte: un bianco e nero nitido (splendida la fotografia di Marcello Gatti) del dedalo di viuzze della Casbah di Algeri in cui si annidano i ribelli, i volti segnati ed estremamente espressivi dei personaggi su cui la cinepresa si sofferma come a farne dei ritratti, il montaggio che segue con precisone documentaristica l'evolversi dei fatti senza mai perdere ritmo, tensione e compattezza, la sceneggiatura serrata e rigorosa di Franco Solinas, tradizionale collaboratore del regista, basata su un'accurata ricerca storica, e infine l'accompagnamento delle musiche composte dal maestro Ennio Morricone e dallo stesso autore.A Pontecorvo, che aveva deciso di darsi al cinema  dopo aver visto da giovane “Paisà” di Rossellini e da esserne affascinato, riuscì particolarmente gradita la frase di un critico inglese che sintetizzò assai bene la cifra stilistica dell’opera: “La battaglia di Algeri è un film neorealista filtrato attraverso 10 anni di esperienza televisiva”. Un neorealismo di stampo rosselliniano fu il referente estetico più prossimo di un autore in cerca della verità dei fatti, della loro oggettività, di un realismo “neorealista” che però non è mera mimesi del reale e neppure imitazione pedissequa di un modello già portato all’apice della sua espressività da opere come “Roma città aperta” e “Ladri di biciclette”. Il film parte nel 1957 con il colonnello Mathieu e i suoi parà che circondano il nascondiglio dove Alì La Pointe, capo degli insorti della Casbah di Algeri, si è rifugiato insieme ad altri tre fedelissimi: un uomo, una donna, un bambino. Per poi procedere in un lungo flashback risalendo al 1954 quando La Pointe, criminale di strada analfabeta, è reclutato da Kader, comandante del Fronte di Liberazione Nazionale, per contribuire alla causa dell'Indipendenza e diventa una presenza fondamentale nella riorganizzazione della Casbah e nelle azioni di guerriglia contro i francesi, fino al grande sciopero indetto dal Fln e conosciuto con il nome di Battaglia di Algeri. Un evento drammatico in cui la controffensiva militare sembra riaffermare le ragioni del colonialismo con la morte dei tre indipendentisti. Ma la questione algerina è stata solo momentaneamente risolta e nel dicembre del 1960 la rivolta rinasce spontanea, anche se solo il 3 luglio 1962 arriverà l’indipendenza. Pontecorvo mostra con grande chiarezza la spirale di terrorismo, rappresaglie e tortura che ancora oggi caratterizza i conflitti tra un esercito regolare straniero dotato di armi pesanti e una guerriglia auto-organizzata, povera di mezzi ma sostenuta da un consenso popolare diffuso. Anche se però parteggia per gli algerini e denuncia la tortura praticata dai parà francesi (ce n'è anche una molto simile al moderno "waterboarding"), mostra anche le vittime civili francesi del terrorismo e in generale la logica spietata che muove entrambe le parti in un conflitto, dove il valore della vita umana del nemico perde significato rispetto allo scopo politico perseguito. Così vediamo le ragazze ribelli che portano le bombe nei locali dove giovani francesi ballano spensierati ma anche le reazioni razziste dei francesi per cui ogni algerino viene visto come un potenziale assassino terrorista. Il regista mostra la crudeltà della guerra in tutta la sua ferocia, ma evitando il pietismo e la lacrima facile, nella giusta convinzione che l'esposizione oggettiva e dettagliata dei fatti sia sufficiente a mostrarne in pieno l'orrore. Anche il generale francese Mathieu, fautore dell'uso della tortura e delle maniere spietate per piegare la rivolta, non è mai rappresentato come un mostro sadico, anzi mostra rispetto per i capi nemici e rivendica la sua partecipazione alla lotta contro il nazismo. Infine, nonostante l'importanza data ai quattro capi del Fln cui dà la caccia Mathieu, il film evita di concentrarsi su un protagonista in particolare e privilegia le scene collettive in cui il protagonista è proprio il popolo algerino. La curata edizione in dvd e l’ancor migliore in blu ray hanno i medesimi e interessanti contenuti speciali: una lunga intervista a Pontecorvo, uno speciale sulla realizzazione del film, il background storico della vicenda con documenti audiovisivi originali e il trailer. Sia il dvd che il blu ray contengono la versione doppiata in italiano e quella in lingua originale con i sottotitoli, consigliabile ai cinefili perché priva delle modifiche (non molte e reperibili su Wikipedia alla voce del film) operata in Italia e soprattutto perché restituisce la mescolanza linguistica tra francese e arabo nelle interazioni fra i personaggi del film. 

 

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