Una festa di nascita per i bimbi inattesi

È così raro vedere una donna con il pancione che le donne italiane hanno adottato quasi istintivamente il Gender Reveal Party. Si tratta di una festa dove una coppia in attesa di un piccolino annuncia a parenti e amici se sarà un maschio o una femmina. Sarebbe carino importare dagli Stati Uniti anche il «Baby Shower», quel ricevimento organizzato per regalare oggetti utili al nascituro, magari per le mamme più bisognose.
A Brescia Chiara e Fabio hanno pensato di rivelare la loro gioia sulla terrazza addobbata di palloncini e i futuri nonni e gli zii hanno così saputo che in primavera avranno una nuova piccolina. Infatti il pasticcere al quale avevano consegnato l’ecografia ha preparato una torta decorata con scarpine di zucchero.
La crema rosa della farcitura interna è stata l’inequivocabile risposta. Non è certo passata inosservata la coppia di Napoli che ha proiettato sulla facciata di un palazzo delle scritte luminose, catalizzando la curiosità dei passanti con punti interrogativi, ciucci e biberon in un crescendo di «boy or girl?». Con una musica a palla di sottofondo la folla esultante ha contato a ritroso come a Capodanno ed è esplosa in grida e applausi fragorosi quando sul muro è apparso il nome «Nunzio». Va da sé che il video è diventato virale.
Queste feste commerciali stendono un velo sulla certezza che per tanti secoli non tutti i bambini sono stati così desiderati. I figli illegittimi a causa della povertà e dei pregiudizi spesso venivano abbandonati sulla porta delle chiese o deposti come fagotti nella ruota degli esposti dei conventi. A questi orfanelli era imposto un cognome di fantasia, in qualche modo riconducibile all’orfanotrofio che li aveva accolti.
Se a Firenze i bambini lasciati all'ospedale di Santa Maria degli innocenti veniva dato il cognome di Innocenti o Nocente, a Napoli tutti i trovatelli erano chiamati Esposito. A Milano il simbolo dell’Istituto per l'infanzia abbandonata era una colomba, da quella derivano le declinazioni di Colombo e Colombini.
Nelle valli bresciane quanto in città c’erano tanti bambini «dell’ospedale» dai cognomi fantasiosi, adottati da povere famiglie per carità cristiana e per la piccola dote di cui disponevano. Nell’origine dei cognomi è possibile leggere il riscatto di tanti negletti che hanno risalito la china del destino, avvantaggiati solo dalla salute e dall’intelligenza. Doti queste che si rivelano sempre, anche senza essere attesi né desiderati.
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