Un biglietto per dire i sentimenti sospesi

Ormai la mia cassetta della posta è diventata un ricettacolo di offerte pubblicitarie a cui si aggiungono solo le raccomandate dell’amministratore condominiale e qualche rara fattura. Trovare una busta con il francobollo, scritta con una calligrafia elegante, è stata davvero una sorpresa.
Nel corso della Settimana Santa avevo ricevuto sul telefono una caterva di uova, pulcini e coniglietti, perlopiù senza neppure un ciao di accompagnamento. Anche le tradizioni religiose si sono rassegnate alla «solitudine digitale», solo i parenti più anziani e gli amici che si contano sulla mano destra usano le corde vocali per fare gli auguri. È un peccato che le parole non possano essere appese con le mollette da bucato, sarebbe bello poterle ritirare asciutte come si fa con le lenzuola e i canovacci stesi al sole.
Di solito quelle intrise di nostalgia rimangono umide più a lungo, per questo a volte ritornano sulla punta della lingua, seppure pensavamo di averle deglutite nel dimenticatoio. Succede di ritrovarle per caso, parlando di qualcuno o ascoltando una vecchia canzone che ci riporta indietro nel tempo, e può capitare di risentire il gusto di un ghiacciolo alla menta o l’odore dei ciclamini. Sfogliando le pagine della nostra vita ci accorgiamo di come nella chimica umana «nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma», poiché la memoria si conserva dentro tutti gli organi di senso.
Ci sono anche parole delle quali ci si pente, come quelle sparate durante un pranzo festivo trasformato in un poligono di tiro. Parole che tranciano i rami degli alberi genealogici e neppure il migliore giardiniere riesce a sistemare con nuovi innesti. Forse i segni più profondi vengono lasciati dalle parole che non abbiamo mai detto ai nostri genitori, pensando che i gesti e il medesimo sangue bastassero. Le stesse che oggi vorremmo pronunciare chiamando quel numero che conserviamo nella rubrica telefonica senza trovare il coraggio di eliminarlo.
Sono tracce invisibili che spesso ci separano anche da persone con le quali abbiamo attraversato pezzi di vita, perdute gradatamente nella quotidianità per non aver considerato abbastanza la mancanza del dialogo. Oggi è la Giornata mondiale perfetta per spedire biglietti di scuse salutari, dovute o volute poco cambia, scritti con la migliore grafia per far atterrare i sentimenti e le storie rimaste in sospeso. Dopotutto verba (di whatsapp) volant, ma scripta manent.
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