La libertà non coincide col concetto di libero

Mare, vacanze e spiagge libere, quest'ultime vero miraggio degli ultimi anni
Una spiaggia
Una spiaggia
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In spiaggia, fieri come dei soldatini, un drappello di ragazzini cantano a squarciagola l’incipit dell’inno di Mameli. Le loro voci sovrastano la musica assordante che arriva dal bar e lima i nervi. Poi, totalmente indifferenti ai cartelli di divieto, ancora entusiasmati dalla vittoria sull’Inghilterra, piantano le ciabatte nella sabbia e definiscono le porte. I calciatori, non più alti di un metro e venti, nella concitazione di voler imitare Jorginho tirano delle potenti pallonate, gradite dai bagnanti quanto le bordate della corazzata Potëmkin.

La prima passa radente alla sdraio di un uomo che comincia a sbuffare, la seconda, per un soffio, non colpisce in faccia un’attempata signora reduce di un intervento della cataratta. Puntuale come le tasse arriva la tipica minaccia dello pseudo bagnino: «Ve lo buco sto’ pallone!». Seguita dal consiglio intimidatorio: «Andate nella spiaggia libera, cosi non disturbate nessuno!».

Bella cosa una spiaggia libera. Ci si sente privi di «lacci e lacciuoli» solo a immaginarla. Purtroppo trovare arenili non colonizzati dagli stabilimenti balneari è diventata un’impresa quasi impossibile. Ormai le aree demaniali facilmente accessibili, a disposizione del turismo «fai da te», sono ridotte a fazzoletti. Le spiagge deserte e le calette con vegetazione mediterranea incontaminata sono rare come il falco pescatore e si possono vedere solo nelle cartoline degli anni ’80.

L’estensione concessa ai gestori (a causa del Covid), limita al pagamento gran parte dei litorali, inoltre molti degli accessi pubblici obbligatori al mare sono stati chiusi e i cartelli a volte occultati. Tante famiglie, pur col timore delle varianti e limitate dalla crisi economica, prenotano brevi vacanze in luoghi vicini o trascorrono qualche ora di relax al sole portandosi da casa quanto più è possibile.

Spesso si accontentano di quello che i napoletani chiamano «lido mappatella», ovvero un pezzetto di spiaggia libera dove stendere «la mappata», lo straccio nel quale un tempo la povera gente metteva gli abiti mentre faceva il bagno. In senso lato si tratta del pranzo al sacco, o meglio, di un bendidio da mangiare e da bere stipato dentro delle borse termiche.

Ormai godere del mare evitando di camminare per lunghi tratti, senza affittare l’ombrellone e il parcheggio è come vincere alla lotteria. Una fortuna incredibile, quanto trovare una spiaggia priva di immondizia lasciata da persone che con l’ecologia si riempiono solo la bocca. Gente che sentendosi inosservata abbandona i rifiuti e, puntando l’indice, accusa sempre il prossimo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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