Guardaroba, l'economia circolare parte da qui

Ripongo una camicia appena stirata e penso che dovrei rivedere la mia abitudine di conservare. Un armadio stipato rivela una logica precisa di accumulo e di colori; lo dico ammettendo la mia appartenenza alla tipologia delle «donne inverno», per le quali il blu predomina insieme al bianco che digrada in tutte le sfumature dei beige fino al marrone testa di moro.
Differenti le tinte adottate dalle «donne estate» che osservo sempre con ammirazione nelle loro vesti vivaci, nei rossi impertinenti, nei gialli e arancioni, i verdi brillanti e gli splendidi turchesi. Un guardaroba racconta i gusti, il benessere o anche l’oculatezza di quante sanno acquistare fra le merci in saldo riconoscendone la qualità.
Sono molte le donne che hanno la particolare abilità di scegliere con gusto nei mercati quanto nei grandi negozi, riuscendo ad abbinare sapientemente dei pantaloni griffati con un maglione trovato su una bancarella. Attente alla personale economia circolare, accorciano o stringono, lavano con cura le loro camicie di seta o di lino utilizzandole fino a quando i polsini diventano lisi.
Alcune signore faticano a disfarsi di abiti buoni, spesso costati più di quanto si potevano permettere. A volte esagerano, convinte che la moda giri sempre su se stessa e accumulano oggetti dell’epoca di Carlo Cotica. È quasi un obbligo di coerenza in questo tempo di vacche magrissime il recupero di capi pregiati, lasciati in sospeso sulle grucce rigorosamente imbustati e tenuti nella speranza mai sopita di poter ancora chiudere la cerniera.
C’è qualcosa di magnifico nell’interesse delle ragazze che scoprono il guardaroba delle loro madri come una miniera, apprezzando abiti e borse firmate, seppure riferibili a collezioni piuttosto datate. La soddisfazione che si prova nel vedere una figlia scegliere fra le proprie cose e sfoggiarle in una festa di laurea o per un compleanno è impareggiabile.
Quasi ogni bambina ha giocato mettendosi le scarpe con il tacco e da grande ha indossato una giacca impregnata del «profumo di mamma» sentendosi più sicura, fortificata dall’intima sensazione di rassomigliare un po’ a lei. Un aforisma di Oscar Wilde dice: «Ogni donna diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia. Nessun uomo diventa come sua madre. Questa è la sua tragedia». Dovendo inevitabilmente rassomigliare a qualcuno considero la prima una tragedia minore, francamente condivido la tragedia degli uomini.
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