Alle donne senza casa serve un tetto tutto l'anno

Non basta una mensa solidale per alleviare il senso di abbandono
Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne
Il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne
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Trauma è una parola usata troppo semplicemente, la devastazione che produce dura nelle persone che lo subiscono tutta la vita. I segni che lascia rende schiavi chi lo porta innervato nella memoria, distruggendo aspettative e fiducia verso nuove relazioni. Anche la violenza contro le donne è un trauma. Tutti la condannano ma nessuna generazione ha mai saputo arginare questa tragedia umana. Ci provano in occasione della Giornata Internazionale una pletora di esperti i quali analizzano il fenomeno e gli effetti, portando soluzioni che sono pannicelli caldi sulle gelide statistiche in aumento di giorno in giorno.

Questo drammatico argomento è parte di ogni programma associativo femminile. Oggi, che il focus dei temi sociali è rivolto verso la violenza di genere e la salvaguardia dell'ambiente, c'è la rincorsa per essere presenti con un logo identificativo che attesti una sensibilità politicamente corretta. Il femminicidio, la violenza intrafamiliare o assistita, quella economica o psicologica sono diventate anche uno scambio di chiacchiere pomeridiane nei salotti televisivi. Lì il dolore viene sezionato da opinionisti che indugiano senza compassione sui particolari. Da tempo si assiste a una certa spettacolarizzazione del dramma attraverso una visione di violenza esibita, non solo nei convegni ma anche sulle passerelle. C'è il rischio di abituarsi al crudele desiderio di mettere il dito nella piaga, appagato da testimonianze sempre più profonde che alla lunga sminuiscono le tragedie come «già viste».

Si parla poco di altre forme di maltrattamento che coinvolgono le donne. Mi riferisco alla disparità di quante non avendo una dimora fissa trovano grande difficoltà a ottenere un letto nei pochi dormitori femminili disponibili. (Alcuni vengono aperti solo per «l'emergenza freddo» e per trovare collocazione nelle case di accoglienza bisogna avere dei precisi requisiti). Sbagliamo tutti nel pensare che le donne riescono sempre a cavarsela meglio.

Le povertà umane coinvolgono giovani e anziane in una disperazione composta da straniere e italiane devastate dalla vita, o dipendenti da alcol e droga, alle quali non basta una mensa solidale per alleviare il senso di abbandono. Esse necessitano di «Tende» accoglienti, come quella bresciana di «Sara», dove potersi lavare quando sono mestruate o rifugiarsi la sera per non avere paura di essere aggredite nel sonno. Quando la sorte diventa violenta contro la fragilità femminile bisogna cambiarla. Non parlandone solo il 25 novembre ma garantendo un tetto nei restanti 364 giorni dell'anno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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